L’assalto dei writer ai treni in servizio

Milano

Quattro intrusioni. Periodo: da fine 2014, ad aprile 2015. Linea «verde» del metrò, stazioni all’aperto, un deposito. L’ultima indagine chiusa dalla Polizia locale racconta la trasformazione del writing vandalico a Milano. Il più grave di quegli assalti è avvenuto su un treno in servizio, fermo alla stazione di Assago, in pausa prima di ripartire. La vernice spruzzata per segnare due grosse tag (firme) sulla fiancata del convoglio: Reve e Nese , che corrispondono ai due ragazzi indagati, entrambi 21 anni. I due writer con i piedi sui binari, il graffito che si espande sui finestrini, mentre i passeggeri salgono sul treno e si accomodano sui sedili in attesa della partenza. L’azione si conclude con i ragazzi che si allontanano, poi uno ritorna e tira fuori il telefono: uno scatto all’«opera». Perché i writer vivono anche dell’esposizione dei propri «lavori» sui social network . Tecnicamente, gli analisti descrivono queste azioni come backjump , assalti ai treni in servizio. È l’ultima frontiera nella battaglia delle bombolette. La trasformazione viene registrata nelle indagini dell’Unità tutela decoro urbano della Polizia locale, un nucleo specializzato di investigatori, unico in Italia per conoscenze e tecniche di inchiesta, al quale la Procura (con il pm Elio Ramondini) ha affidato tutte le inchieste sul writing vandalico. Questa azione investigativa, per un paio d’anni, ha individuato e indagato i graffitari che entravano nei depositi dell’Atm. Risultato: il numero delle incursioni è crollato, ma sono cresciuti gli assalti ai treni in servizio (nel 2015, il 60 per cento degli imbrattamenti è avvenuto attraverso backjump ). «I writer storici del panorama milanese hanno sempre più paura a spingersi nei depositi – spiega Fabiola Minoletti, dell’Associazione nazionale antigraffiti – e preferiscono invece azioni veloci, in zone con molte vie di fuga». Gli agenti della Polizia locale (coordinati, come le altre Unità investigative, dal comandante Tullio Mastrangelo) hanno documentato azioni che durano meno di 3 minuti, blitz che avvengono nelle stazioni all’aperto perché lì i treni in servizio a volte fanno pause più lunghe prima di ripartire, e perché i writer possono uscire dal metrò e scappare molto rapidamente. I passeggeri (come si può notare dal video pubblicato su corriere.it ) spesso assistono alle azioni con apparente indifferenza, un misto di timore e stupore. A questo proposito è interessante notare che negli ultimi anni c’è stata soltanto una denuncia da parte di un passeggero: «È un fatto abbastanza singolare – continua Fabiola Minoletti – che dai cittadini non arrivi quasi mai alcuna segnalazione». Gli ultimi writer indagati sono i «capetti» del gruppo «NDN» (acronimo per Need that name ) e hanno storie familiari piuttosto difficili alle spalle. Durante un blitz hanno lasciato i loro segni anche sui vetri frontali dell’ultima vettura del treno, quella che all’inversione di marcia diventa la cabina del macchinista.

Articolo del 22 Dicembre di Gianni Santucci del Corriere della Sera

 

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