Graffiti al museo gesto legittimo

BOLOGNA

Legittimo o meno togliere dalla strada murales ormai famosi per conservarli in un museo? Si scontrano oggi sui nostri giornali le opinioni più diverse. Vorrei richiamare l’attenzione su alcune di queste opinioni, in particolare sulle presunte contraddizioni di questa nostra società e relativa cultura e poi su che cosa possa essere detto arte o meno.

Legittimo o meno togliere dalla strada murales ormai famosi per conservarli in un museo? Si scontrano oggi sui nostri giornali le opinioni più diverse. Vorrei richiamare l’attenzione su alcune di queste opinioni, in particolare sulle presunte contraddizioni di questa nostra società e relativa cultura e poi su che cosa possa essere detto arte o meno. Ci si chiede se una società che processa gli artisti di strada, come fa la nostra, e insieme ne salva le opere sia o no in piena schizofrenia. Il quesito mi riporta alla mente un suggerimento del filosofo William James, che riportò l’armonia tra i suoi concittadini in lite invitandoli a utilizzare il punto di vista. Introducendo il punto di vista anche nella supposta schizofrenia in questione ho l’impressione che essa si sciolga come neve al sole.

La graffitista Alicè, per esempio, non è a processo in quanto artista ma in quanto violatrice di una proprietà non sua. Sarebbe stata la stessa cosa se quel muro essa l’avesse lordato con sterco, che so, di cavallo. Il suo essere artista, da questo punto di vista non c’entra nulla. Il punto di vista dell’artista entra in gioco in rapporto a ciò che viene spostato (la sua opera) senza il suo permesso, ma anche qui non si tratta a mio pare di contraddizione ma, caso mai, di violazione di altri diritti tra i quali ancora quello della proprietà. Ma proprietà di che cosa, nel caso? Dell’opera in quanto semplice immagine o dell’opera in quanto arte? C’è un tipo di immagine che per sua natura è arte? Se così fosse il problema sarebbe risolto: basterebbe individuarne la struttura e sapremmo che cosa è arte e che cosa no. Di fatto nell’arte sono presenti le immagini e gli oggetti materialmente più diversi e per questa strada non si viene a capo di nulla. L’artisticità pare proprio essere non una questione di oggetti ma dello sguardo artistico che se li prende a carico. Artista può anche essere chi assume come arte un oggetto da lui non prodotto. Si pensi a tutti i ready-made che costellano la storia dell’arte del Novecento.

E questo mi sembra il caso del Museo di Fabio Roversi Monaco che ha deciso di salvare i graffiti. Operazione che gli artisti di strada possono riconoscere come valida e continuare quindi ad essere i proprietari anche commercialmente (in assenza di una donazione), delle loro opere. Oppure che possono disconoscere completamente togliendo loro il battesimo d’artisticità e riportandole a semplici manufatti extra-artistici (è già successo), abbandonandoli poi al loro destino.

Che un Museo li recuperi poi all’arte come ready made non dovrebbe più interessarli, nemmeno commercialmente. Del resto queste opere non sarebbero ricchezza per altri (intendo i proprietari dei muri) anche rimanendo in strada? Quanto potrebbe valere una casa con sopra, che so, un graffito di Banksy?

PER SAPERNE DI PIÙ www.genusbononiae.it www.ericailcane.org

ARTICOLO DI NANNI MENETTI DELLA REPUBBLICA DEL 9 GENNAIO 2016

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