L’efficacia di una comunicazione green

MILANO

Nell’ambito del BEA, il Festival Italiano della Live Communication, la campagna Geberit tLavamilano è stata premiata come miglior evento ecosostenibile fra i 153 progetti iscritti. Ideato dai creativi dell’agenzia Spencer & Lewis per il gruppo svizzero Geberit, il finto “epic fail” è scattato in occasione del Salone Internazionale del Mobile di Milano 2015, per preparare il lancio del nuovo AquaClean Mera ira gli appuntamenti FuoriSalone. Quando Geberit ha sostenuto l’operazione di pulizia delle periferie cittadine # Lavamilano, l’accostamento con le funzioni del w c / bidet Geberit AquaClean ha scatenato i commenti ironici del popolo della rete sulla pagina Facebook Geberit passando poi tra gli utenti di Twitter e YouTube. Nel frattempo il centro milanese veniva invaso dai reverse graffiti #Lavamìlano: rimuovendo lo sporco dalla superficie della strada si imprimevano decine di messaggi “puliti”. Una comunicazione green, non solo nelle finalità ma anche nelle sue declinazioni pratiche, visto che la tecnica dei reverse graffiti riduce notevolmente il consumo di risorse rispetto a una campagna di affissioni tradizionale. «Quello che ci è piaciuto del progetto fin dall’inizio è il tema di una viralità legata ai comportamenti positivi, più ancora che di brand» – ha spiegato Maurizio Molgora che per Geberit ha seguito la campagna «Anche per questo abbiamo collegato alla campagna il sostegno – questa volta reale – a Retake Milano: un movimento spontaneo di cittadini che promuove il decoro urbano attraverso operazioni di pulizia di edifici degradati».

L’INSTALLATORE ITALIANO, 12 GENNAIO 2016

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One Response to L’efficacia di una comunicazione green

  1. Enza P.C. Rispondi

    15 gennaio 2016 at 06:48

    La comunicazione quando viaggia su positività e bellezza e, soprattutto, rispetto ha sicuramente una marcia in più.
    Ottima la tecnica dei REVERSE GRAFFITI, che togliendo semplicemente strati di sporco, lascia scritte o disegni e non crea danno, anzi: evidenzia il pulito e il suo bello. Perché il pulito è bello.

    Al contrario stupisce e rattrista che ci siano agenzie di comunicazione che a Milano scelgono l’aggressività, e, per esempio, in occasione del Salone del Mobile, o di eventi pseudoartistici in programma, approfittano in modo disgustoso di ottenere visibilità decidendo di spalmare su proprietà altrui e pubbliche la loro sciocca pubblicità invasiva: quasi inamovibile. Esiste un’etica delle agenzie di comunicazione, un decalogo morale a cui dovrebbero attenersi? Perché pare di no e pare che a nessuno importi che rendano la città uno spazio pubblicitario che grida: “lordare è un diritto, venite a Milano,
    è possibile”.
    Poi ci vogliono centinaia di ore “lavoro gratuito dei volontari Retake” per rimuovere gli imbrattamenti cartacei incollati ovunque o dipinti con varie tecniche. Dal 2015 è anche comparso il gesso colorato che costringe a ridipingere le facciate dei palazzi.

    Il paradosso, che lascia interdetti, è che talvolta gli eventi promossi così incivilmente si scopre che hanno pure ottenuto il “Patrocinio del Comune di Milano”. E la spesa del ripristino del decoro però è solo a carico dei privati (che difficilmente puliscono perché presi da comprensibile scoramento).
    Ci sono street artist che hanno avuto il via libera alla colorazione delle centraline, alcune molto belle, che però hanno firmato le loro opere con le stesse identiche firme (tag vandaliche) che si trovano su mezza città. Firme arroganti e utili solo a evidenziare la loro impunità.
    Una provocatoria attestazione del loro diritto acquisito di vandalismo.
    Sgomenta i cittadini di Milano il fatto che così “si mostri l’assoluta mancanza di volontà di difesa dall’invadente prepotenza di queste persone” da parte di chi è preposto e avrebbe l’obbligo di provvedere, ove possibile, alla tutela del patrimonio della città.
    La città è di tutti, ma per qualcuno è evidente lo è di più.
    Altrimenti la logica auspicabile dovrebbe essere: “Imbratti Milano? Peggio per te. Con Milano tu hai chiuso con patrocinii e concessioni varie.. e, siccome non sei uno sconosciuto di passaggio, ti obbligo a togliere tutti gli imbrattamenti”.
    C’è un assessore o un candidato sindaco che promette di agire per la tutela preventiva della città e poi MANTIENE. Perché la domanda nasce spontanea a chi fa gioco politico “questa azione invasiva, inaccettabile, che tutto deturpa?” E’ tempo di fare una distinzione VERA fra artisti e imbrattatori.
    E se questa cambiamento non parte da CHI HA POTERE per farlo a che serve tanto impegno della cittadinanza attiva, tanto osannata, durante la ripulitura di Milano dopo i fatti del Primo Maggio?

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