Un graffito per Freak a Dynamo «Opera effimera per sua natura»

BOLOGNA

Ancora graffiti a movimentare e vivacizzare la città. Eccone uno nuovo alla velostazione di via Indipendenza, prima opera del progetto «Largo all’avanguardia», promosso da Dynamo, Frontier e IsArt, che prevede la realizzazione, sempre nel nuovo parcheggio delle bici, in una nicchia interna di 4,5 metri, di un secondo lavoro, in questo caso tridimensionale, sviluppato dagli studenti dell’Artistico in seguito a un concorso i cui risultati saranno svelati il 30 gennaio nel Centro di Documentazione della didattica delle Arti in via Cartoleria, nuovo spazio dell’Istituto d’Arte Arcangeli. Diciamo subito che il titolo del progetto si rifà a una nota canzone/motto di Freak Antoni degli Skiantos con la sottolineatura di quel termine, avanguardia, così difficile da riproporre nella nostra epoca e città eppure desiderato da tanti (in tutti i campi, quello artistico in primis). Fra quelli che «guardano avanti» (se non oltre o dall’altra parte) sono stati individuati i writer e la loro arte: talenti espressivi che possono immergersi nel visionario mondo del frontman degli Skiantos che l’amministrazione vuole ricordare anche con un’ulteriore opera in piazza XX Settembre («il mio sogno è una scritta al neon, ma chissà cosa ne pensa la soprintendenza», confida l’assessore Lepore. Fra l’altro, l’11 febbraio ci sarà un evento in ricordo dell’artista scomparso due anni fa che verrà presentato a breve. È di Luca Barcellona (grafico e calligrafo di caratura internazionale) il «pezzo» presentato ieri che si può ammirare all’ingresso della velostazione: lettere come elemento pittorico e poi una frase del funambolo Philippe Petit. Opera nata sotto la sigla B-Wall: «B come Bologna, come Bicicletta, come lato B trovandoci come arte urbana all’interno e non all’esterno» dice Claudio Musso, referente del progetto Frontier che aggiunge poi la cosa più importante, «l’opera avrà carattere effimero proprio secondo la natura transitoria della Street art, per cui il prossimo anno su quella parete ci sarà il lavoro di un altro artista, italiano o straniero, che inviteremo». Sembra proprio una risposta al progetto di tutt’altro genere -salvaguardia dei graffiti in via di distruzione e documentazione del movimento con mostra – portata avanti da Fabio Roversi Monaco, il critico Ciancabilla e il restauratore Tarozzi. «L’idea è decollata un anno fa e la turnazione delle opere e degli artisti è ciò che da tempo avviene allo Houston Bowery Wall a New York o Le M.UR. a Parigi», spiega Musso. Rimane comunque un po’ assordante il silenzio dell’unica realtà pubblica che si occupa e dialoga con writer e Street art, cioè Frontier, sull’intervento di salvaguardia e conservazione di Roversi Monaco. «Parleremo quando ci sarà la mostra». Sarebbe più interessante farlo adesso, ma tant’è. D’altronde anche l’assessore alla cultura Conte non commenta: «Preferisco non parlarne, guardiamo questo bellissimo graffito». Che quando fra un anno sparirà (come deciso, ma non dalla natura), poiché nessuno lo strapperà, sarà documentato digitalmente.

ARTICOLO DI FERNANDO PELLERANO DEL 15 GENNAIO 2016, CORRIERE DI BOLOGNA

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One Response to Un graffito per Freak a Dynamo «Opera effimera per sua natura»

  1. Sal Mariotti Rispondi

    18 gennaio 2016 at 05:46

    Certo, lasciatemi dire, che c’è quasi da “andar fuori di testa” a voler seguire con attenzione i voli pindarici che amministratori, politici, addetti alla cultura, critici d’arte, cavalieri che salvano opere d’arte (che si perderebbero) e commentatori d’ogni tipo.

    Gli unici che non si pongo domande socio esistenziali e di tutela del patrimonio (creato da altri molto prima della loro calata barbara) sono gli imbrattatori e pure parecchi di quelli che “partendo dal vandalismo sono approdati anche agli onori del riconoscimento della loro forma espressiva su strada”.

    Se non parte da loro da “quelli bravi” la vera rivoluzione per un cambio di tendenza, se non smettono di comunicare ai pischelli scemi (alla ricerca di far stupidate nella tempesta ormonale della pubertà) la teoria demenziale che “imbrattare è bello” è tutto tempo perso.

    E’ un affanno inutile tutta questa ricerca di mille palliativi, che in teoria dovrebbero far cambiare il loro pensiero, fisso e maniacale, dell’esistenza di un “inalienabile diritto di devastazione”.
    Pensiero che è prevalente fra i graffitari di tutto il mondo.
    Loro sanno esattamente cosa vogliono, lo fanno e lo dicono (vedi Blek le Rat).
    Mentre questo scomposto affannarsi degli altri nella ricerca della soluzione creativa e parcellizzata, non supportata e guidata dal governo italiano, è, e sarà, solo una inutile barzelletta. Buona a incentivare le oscene sghignazzate dei distruttori del bellezza. Bombolette e pennarelli che vengono usati per aggredire tutto, sono vere armi che mirano alla distruzione dell’equilibrio sociale. L’arte centra ben poco.

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