Città a Colori Etnik, writer legale

FIRENZE

«Magari il futuro mi riserverà una grande installazione al piazzale Michelangelo». Punta in alto Alessandro Battisti, in arte Etnik, metà svedese, metà toscano, writer uscito dal «bunker» fiorentino dove ha mosso i primi passi importanti e ora lanciato in uno scenario internazionale. Attivo dagli anni ’90 tra Firenze e Pisa, diplomato in scenografia all’Accademia di Belle Arti, nel 2009 dà vita al laboratorio Bunker108, «un collettivo di artisti fondato da me e Duke1 (Nino Del Duca, ndr) – racconta – che ha sede a Firenze in via Villamagna e con cui abbiamo realizzato opere in piazza Istria, alla scuola Brasanti, alla nuova scuola a Coverciano, alla palestra di Sorgane e su molti altri edifici». Specializzati in interventi artistici di riqualifica visiva su edifici, oggetti e ambienti interni, il bunker è colmo di pennelli, spray, rulli, legno, trapani e avvitatori. L’arte urbana è il loro pane: «Ci siamo fatti strada a suon di collaborazioni con comuni ed enti pubblici, che negli anni ci hanno chiamati a valorizzare ambienti urbani decadenti o spogli». Come nell’opera Urban Devices a Grosseto, le pareti del Centro Ginnastica di Firenze, il parcheggio dell’area Piaggio a Pontedera. Dal bunker alle strade di Chicago, Roma e Parigi, Etnik ha poi seguito la propria ricerca sulle «città prospettiche». Le sue opere irrompono nello spazio con forme note dai colori brillanti, profili urbani, industriali e cosmici insieme, scomposti e ricomposti, spesso esplosi in nuovi equilibri. Scenari irreali e geometrie feconde già sperimentate al Teatro del Silenzio, a Lajatico: «Un esperimento molto spettacolare – ricorda – fummo chiamati in quattro per un live painting durante il concerto organizzato da Andrea Bocelli. Ad assistere c’erano 11.000 persone da mezzo mondo, noi dipingevamo un murales di 40 metri». Un altro ritratto toscano è quello riservato alla città di Siena, per la quale ha dipinto la tela Contrade , e dove è stato invitato anni fa per un evento in piazza del Campo con altri 10 artisti, sia italiani che stranieri, alcuni dei quali oggi affermati in tutto il mondo. «La performance fu molto apprezzata e rappresentò un bel salto per una città molto legata al passato e alle sue tradizioni», ricorda. «I senesi si trovarono la piazza invasa da artisti che usavano, spray, rulli, ma anche materiali infiammabili, e che dipingevano davanti a centinaia di turisti incuriositi». In quella tela Etnik riprese «i colori e gli elementi delle varie contrade». Un’esperienza che aprì la strada a un altro desiderio inedito che oggi svela: «Chissà, forse un giorno verrò chiamato a progettare il Cencio del Palio».

ARTICOLO DI CINZIA COLOSIMO DEL 17 GENNAIO 2016, CORRIERE FIORENTINO

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