«Ho visto quei graffiti E fu subito amore»

MILANO

«LA STREET ART sarà il genere artistico del XXI secolo». Parola di Blek le Rat. Buone nuove per gli amanti della street art. Inaugura oggi alle 18.30 la sede milanese di Wunderkammern, una delle più famose gallerie d’Italia dedicate ai graffiti e aperta nel 2008 a Roma. E per iniziare sotto i migliori auspici la nuova filiale di via Ausonio, 1/A ha chiamato a esporre il vero fondatore della stencil art, noto a tutti come il “padre spirituale” di Banksy: il francese Blek le Rat, all’anagrafe Xavier Prou. È la prima volta che Blek (63 anni) espone a Milano: per farlo ha scelto una selezione dei suoi migliori pezzi che seguono il tema della “Propaganda”, titolo della sua solo exhibition milanese. Blek le Rat, come mai ha deciso di intitolare così la sua prima mostra a Milano? «Il motivo per cui ho chiamato così la mostra risale a un po’ di tempo fa: avrò avuto 10 o 11 anni quando, durante una gita a Padova con i miei genitori, ho visto uno stencil della propaganda fascista che ritraeva Mussolini su un palazzo. Ho subito chiesto a mio padre di cosa si trattasse e lui mi ha spiegato non solo la ragione storica, ma anche la tecnica di realizzazione. Da quel momento mi sono innamorato di quel genere e non ho più smesso di usarlo: tutt’oggi il mio lavoro è una vera auto-propaganda, perché chiunque faccia un lavoro per strada sa che il giorno dopo migliaia e migliaia di persone lo vedranno. Per parlare di me alla mostra ho scelto l’arte antica e rinascimentale italiana: come tutti gli artisti anche io amo le pitture di Pompei, le statue romane ma anche Donatello e Michelangelo. Credo che la street art sia una sorta di Rinascimento che è avvenuto dopo l’arte concettuale, ristretta a un numero troppo ridotto di intenditori». Quanto tempo fa ha deciso che la stencil art sarebbe stato il suo genere prediletto? «Molto tempo fa. Nel 1971 feci un viaggio a New York e mi innamorai dei primi graffiti che vidi nelle metropolitane. Dopo dieci anni, nel 1981, ho iniziato a lavorare a Parigi, imitando tag e graffiti che avevo visto in America. Ma non ero bravo, non avevo le capacità adatte, quindi mi sono buttato sugli stencil. Non ero l’unico a disegnare per strada, assieme a me a Parigi c’erano anche altri due ragazzi: Zloty Camion, che usava i gessetti, ed Ernest Pignon Ernest, che incollava poster. Io ero l’unico a usare la tecnica degli stencil, che amo e che uso tutt’ora: certo, le cose sono cambiate e anche il modo in cui li realizzo è diverso, ma è una tecnica che mi piace molto perché mi permette di lavorare in modo veloce, lontano dagli occhi della gente e, quando lo facevo illegalmente, anche della Polizia». Cosa ne pensa della street art di oggi? «Credo che siamo proprio all’inizio di questa nuova forma d’arte: sono convinto che la grande esplosione della street art avverrà tra 20 anni, perché per ora stiamo un po’ prendendo le misure. Non credo proprio che in tutto questo tempo la passione per la street art verrà meno, perché in fondo ogni artista ha bisogno di fare conoscere il proprio nome a un pubblico sempre più ampio, e quale modo migliore della street art esiste per farlo?».

ARTICOLO DI CLARA AMODEO DEL 20 GENNAIO 2016, IL GIORNO

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