“I graffiti facciamoli rimuovere dai ragazzi”

TORINO

Loredana Meuti, dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo di Caselle, riesce là dove lo Stato non ce la fa: ha migliorato la sua scuola – 1300 bambini e ragazzi – sotto ogni punto di vista, dal look all’offerta formativa. E tutto questo cercando fondi, coinvolgendo famiglie e sponsor. Trentamila euro in pochi anni è il «bottino» immesso nelle casse della scuola, risultato di contatti con i commercianti e persino con Sagat e Reale Mutua. Teatro, progetto dislessia, sport. Di tutto un po’. A cominciare, però, dall’attiva partecipazione dei genitori alla piccola manutenzione, alla tinteggiatura dei locali. Insomma, la preside di Caselle, laurea in pedagogia e grande esperienza come docente, a chi vuole stimolare la partecipazione dei cittadini può insegnare parecchio. Anche agli ospedali.

L’analisi

«Coinvolgere le famiglie per pulire una scuola non è difficile, ma le famiglie sono parte della comunità-scuola, gli obiettivi che si vogliono raggiungere sono chiari e i risultati evidenti. L’idea che la gente possa contribuire con il denaro a ritinteggiare un ospedale mi sembra poco praticabile in un momento come questo, di sofferenza economica», dice Loredana Meuti. «Le persone sono in cerca di lavoro o lo stanno perdendo… L’idea che degli adulti possano dedicare tempo a pulire i graffiti di un ospedale non mi pare molto praticabile. La proposta potrebbe funzionare bene, invece, con gli studenti delle scuole superiori. Le scuole hanno progettualità autonoma e ai ragazzi bisogna insegnare che essere cittadini non è solo andare a votare, ma partecipare, attivarsi per la propria città».

Nelle mani della preside Meuti l’idea di affidare a «volontari» l’operazione di pulitura dei muri delle Molinette dai graffiti comincia a prendere forma. «L’ospedale è un luogo della comunità, capita a tutti di doverci andare, di accompagnare un parente, un amico. Allora – riflette -, perché non contribuire a renderlo accogliente. Sì, sono convinta che per le scuole questo potrebbe essere un bell’esempio di cittadinanza attiva».

La comunità

Per Loredana Meuti «il discorso potrebbe partire dalla scuola in ospedale, un servizio che oggi coinvolge numeri significativi di ragazzi ed è ormai molto conosciuto». Poi, «i ragazzi mi chiedono come fare a cambiare le cose che non piacciono. Io rispondo: dovete istruirvi e partecipare».

ARTICOLO DI MARIA TERESA MARTINENGODEL 28 GENNAIO 2016, LA STAMPA

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