La street art e gli occhiali che sembrano murales

La collaborazione fra Max Mara e Maya Hayuk. «Le buone vibrazioni sono alla base del mio lavoro»

MODA

Quando ha dipinto a Manhattan la parete diventata iconica, tra Bowery e Houston, ha indossato un doppio strato di guanti, sfidando il gelo dell’inverno. Non sono molte le donne che si sono avventurate in un terreno maschile, quello della street art .

Maya Hayuk, newyorker di origine ucraine, lo ha fatto: quest’anno ha realizzato il murale di Coney Island ed è davvero curioso immaginarla in tuta da lavoro, mentre versa acqua bollente nel secchio di vernice congelata in una New York glaciale. A Milano, di pomeriggio, beve una tisana calda all’Hotel Mandarin e la sera stessa si presenta all’evento di cui è ospite d’onore, con piega perfetta, smalto e rossetto rossi e un paio di occhiali psichedelici. Non un paio di occhiali qualsiasi: sono quelli che l’artista ha realizzato per Max Mara, prodotti da Safilo. Duecento esemplari numerati e firmati, disponibili dallo scorso gennaio. «Solo una preghiera – esordisce l’artista, che vive e lavora a Brooklyn -. Non confondetemi con una che fa graffiti. La gente mi chiede di migliorare l’estetica dei luoghi e io provo a farlo ispirandomi alla politica e alla società. E amo l’architettura».

Lavorando sul modello di occhiali Gem, l’artista famosa per i suoi colori impattanti è uscita dai circuiti dell’arte (è oggi una delle artiste più quotate, con installazioni all’Ucla’s Hammer Museum di Los Angeles) ed è approdata nei territori della moda. Il nome racchiude l’essenza dell’oggetto: «Optiprism», una crasi tra ottimismo e prisma, il tema più percorso dalla Hayuk. «Il prisma è l’emblema delle molteplici sfaccettature della donna contemporanea – dice – e riflette l’equilibrio tra femminilità e forza, senza rinunciare a quelle good vibes, che sono alla base stessa della mia arte». Per presentare gli occhiali – che si candidano a diventare un oggetto da collezione – sono stati organizzati tre eventi: uno a New York, uno a Pechino e l’ultimo proprio a Milano. «La capsule è stata puramente creativa – dice Giorgio Guidotti,worldwide president pr & communication Max Mara, che parla di una scelta artistica ragionata -. Ci è piaciuta la sua estetica e l’energia delle sue opere, che ben si lega al dinamismo della donna Max Mara».

ARTICOLO DI MICHELA PROIETTI DEL 30 GENNAIO 2016, CORRIERE DELLA SERA

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