LUCIA RIZZI

A SPASSO CON…

Il mio nido è Milano Parola di tata Lucia Rizzi

MILANO

Gioca in casa, visto che è nata a Milano.

«Sì, in via Principe Eugenio, vicino Mac Mahon, ma ci sono rimasta poco perché la casa fu bombardata quando avevo 19 mesi. Mia madre, Maria Libera, trasse in salvo me e le mie sorelle. Nostro padre Giulio, invece, era morto poco dopo la mia nascita». Brutti ricordi? «Molti. Non avevamo più nulla. Mia madre, però, era una donna forte e intelligente. Lavorava come stenografa alla Confindustria in via Brisa. Era di origini polacche, ma nata a Milano. Suo padre aveva una tipografia in corso Garibaldi. Ci assegnarono una casetta in un villaggio di prefabbricati in via Berna, non lontano da Baggio. Le condizioni non erano delle migliori».

Cosa vuol dire?

«Si moriva dal freddo. C’era solo una stufa per scaldarci e fare da mangiare. Il gabinetto alla turca. L’acqua colava dalle pareti. Con le mie sorelle andavo a prendere la legna con la carriola in mezzo alla neve. E sulla via c’era un tombino aperto in cui sguazzavano le rane. Io qualche volta ci giocavo. A 6 anni volevo fare la lattaia perché mi divertivo a vedere la donna che ogni mattina veniva a venderci il latte».

Urgeva una soluzione?

«Quando avevo 8 anni, mia madre mise me e una delle mie sorelle in collegio dalle Orsoline di via Parini, almeno stavamo un po’ meglio. Quegli anni nel prefabbricato avevano lasciato il segno perché mi sono ammalata spesso di pleurite. Poi riuscimmo ad affittare un bilocale in via Volta. Avevo 12 anni, lasciai il collegio e finalmente la famiglia era riunita. Ma soprattutto avevo trovato la mia strada».

Parla della sua via preferita?

«Sì, i Bastioni di Porta Volta, quanti ricordi, quanta gioia. Sono stati il teatro della mia crescita, mi hanno visto prima ragazzina e poi donna. Al civico 16 c’è la mia scuola, l’Istituto Magistrale Carlo Tenca che aveva già frequentato mia madre. Ora è diventato un liceo polivalente. Ho vissuto in via Volta fino a 26 anni. Quando varcavo la soglia del Magistrale mi sentivo importante, entravo in un palazzo imponente e avvertivo il privilegio di poter frequentare la scuola, cosa che si dovrebbe recuperare anche oggi. È una Milano mitica quella che si risveglia in me parlandone: una città che dava sicurezza, vedevi spesso le stesse persone, le portinaie che pulivano perfettamente davanti le case, i vicini e altri passanti che incrociavi sempre alla stessa ora».

E la Milano di oggi?

«Mi fa tenerezza vedere le belle cose che sono state fatte, dai grattacieli alle zone pedonali. Forse la città ha perso un po’ di buon senso. Penso ai ciclisti che quando sono sulle piste ciclabili agiscono come se a loro fosse tutto dovuto e non rallentano mai. Oppure ai graffiti che imbrattano i muri: la prima cosa che farei è mettere i graffittari a pulire. Da bambina quando avevo un problema mia madre mi diceva: vai da un vigile, da una portinaia o in un negozio. Una frase che oggi sembra detta da un extraterrestre».

Insomma i milanesi dovrebbero lavorare più sul loro comportamento?

«Sì, ma questo è un impegno continuo per costruire quella Milano che ha a cuore il bello e il benessere di tutti. Bisogna sempre ricordarsi che Milano è la città della sobrietà, del rispetto e dell’educazione».

E lei intanto proprio a Milano ha trovato occasioni che le hanno cambiato la vita?

«La prima a 16 anni quando vinsi una borsa di studio per fare un anno di scuola in America. Andai in California. Un’esperienza che diede un’impronta diversa alla mia vita. Dopo il diploma conseguito in Italia, ho insegnato come maestra per 30 anni all’International School di Milano. Ora lavoro alla Canadian School, ma soprattutto ho deciso di fare alcuni studi sui disturbi infantili del comportamento e per questo sono anche tornata negli Stati Uniti».

E nel 2005 a 63 anni arriva il successo tv con le otto edizioni di «Sos Tata» su La7, finite nel 2012. Le manca quel programma?

«Mi manca soprattutto la possibilità di aiutare tante persone e di trasmettere la mia convinzione che tutti possiamo creare il buono e il bello nelle nostre vite».

Si consola passeggiando per Milano?

«Sì, parafrasando la poesia di Umberto Saba su Milano: “Tra le tue strade e le tue piazze faccio villeggiatura”».

ARTICOLI DI MASSIMILIANO CHIAVARONE DEL 31 GENNAIO 2016, IL GIORNO

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