Quindicenne beccato a imbrattare il muro di una ditta

Il giovane graffitaro è stato sorpreso dalla Polizia con la bomboletta spray ancora in mano. Due amici stavano filmando l’«impresa» L ‘ artigiano Filippo Bini ha deciso di non denunciare il ragazzo, a patto che la facciata della sua fabbrica di parquet venga ripristinata

MONZA

Allora, intendiamoci: imbrattare il muro di una proprietà privata con scritte sconclusionate non ha nulla di virtuoso e men che meno può essere considerato arte. Eppure è proprio così che si è difeso un 15enne sorpreso «a braghe calate» martedì attorno alle 23 in via Valcamonica: quando una pattuglia della Polizia di Stato l’ha beccato con ancora le bombolette spray in mano (insieme a due amici che filmavano col telefonino la sua «impresa»), il ragazzo ha sostenuto candidamente: «Per me questa è arte». Peccato che fino a pochi secondi prima avesse interamente ricoperto la facciata di una ditta di parquet, la «Effebi» dell’ artigiano Filippo Bini, di sgargianti scrittacce che con l’arte ben poco hanno da spartire. E il significato del più impattante fra i tanti scarabocchi (c’era anche un gratuito «Guardie infami») fra l’altro lo conferma palesemente: «The law never be able keep up with this street vandal culture», vale a dire «La legge non sarà mai in grado di tenere il passo di questa vandalica cultura di strada». Il vandalo – per sua stessa ammissione quindi – in questione è una ragazzo d’agiata famiglia, studente di una scuola alberghiera, ma probabilmente con più voglia di spruzzare vernice qua e là che di studiare. «Reso» è il suo nome di battaglia, una firma («tag» nel gergo dei «writers ») che, nella zona fra viale Romagna e viale Lombardia, il giovane graffitaro ha impresso su più pareti. Già, perché il 15enne abita per altro non lontano dalla «tela» che s’è scelto per «esprimersi». Come sia stato colto in flagrante è rocambolesco. «Erano diverse notti che qualcuno imbrattava la nostra facciata ha raccontato la moglie di Bini, Paola Così abbiamo installato delle telecamere. Eravamo a casa quando, per caso, ci è venuto in mente di controllare… e li abbiamo visti!». La coppia è saltata in auto ed è arrivata in ditta contemporaneamente a una volante della Polizia, allertata durante il percorso. Ai tre ragazzi non è restato che deporre le «armi» e arrendersi. Sul posto poco dopo, a bordo di una lussuosa Bmw, è arrivata a prelevarlo anche la madre di «Reso», il quale, vista la malparata, s’è subito offerto di ripulire tutto. «”Ma come ti viene in mente di far venire questi colpi alla tua mamma?”, gli ho detto senza mezzi termini – ha raccontato la titolare della ditta – Tra l’altro s’è anche arrampicato pericolosamente sull’ inferriata di una finestra, per fare le scritte». La facciata era stata ritinteggiata giusto l’estate scorsa, una spesa di ben 4mila euro: e ora i Bini, che hanno magnanimamente rinunciato a sporgere denuncia, pretendono giustamente che venga almeno ripristinata (anche se per problemi di sicurezza difficilmente potrà essere il ragazzo a farlo, sarebbe stata una bella lezione). Insomma «Reso» s’è l’è cavata per il rotto della cuffia questa volta, a differenza dei vandali appena 18enni di cui v’abbiamo raccontato sette giorni fa, un gruppo di appena maggiorenni anch’essi di buona famiglia e beccati (ma nel loro caso denunciati) anch’essi grazie alle telecamere mentre devastavano vasi da fiori nel centro storico.

ARTICOLO DI DANIELE PIROLA DEL 2 FEBBRAIO 2016, GIORNALE DI MONZA

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