«Mappatura aree a rischio lotta aperta contro i writers »

CATANIA

«Partiamo da un presupposto: non si possono paragonare i danni provocati ad alcuni monumenti, segnalatici da alcune associazioni cittadine con quelli molto più evidenti compiuti (o in atto) in piazza Dante, al Duomo e in via Crociferi; ma siamo sulla buona strada». A parlare è il presidente della commissione comunale al Patrimonio Salvo Tomarchio che ha effettuato una mappatura delle principali testimonianze del passato in zone ad alto rischio teppistico. Da Cibali a Monte Po, dall’Antico Corso fino a San Cristoforo si raccolgono segnalazioni e richieste di intervento per monumenti diventati bacheche per i writers, bagni a cielo aperto e pattumiere dove abbandonarci di tutto. E ancora, magazzini per depositarci sedie e tavoli, stalle clandestine, habitat ideali dove far crescere giungle di sterpaglie oppure luoghi da razziare per rivenderne poi i reperti. «Si tratta di un procedimento lungo e complesso che vogliamo portare avanti con la collaborazione di tutti perchè la città rischia di perdere per sempre una grande fetta del proprio passato -prosegue Tomarchio – non occorre aspettare una sollevazione popolare per porvi rimedio, non bisogna attendere che ci siano i festeggiamenti agatini per ripulire i monumenti da scritte volgari, inquietanti oppure amorose. L’Amministrazione deve programmare il decoro e la riscoperta di quei siti che rischiano di finire nel dimenticatoio». Il Bastione degli Infetti, la Torre del Vescovo, il lavatoio di Cibali, la chiesa dell’Idria, il cortile di San Pantaleo, il lavatoio di Largo Catanzaro, i reperti di piazza Sant’Antonio, i bunker del parco di Monte Po, i resti della chiesa Bizantina a pochi passi dalla Tangenziale, l’elenco potrebbe continuare. «Siti che oggi qualcuno usa per attaccarci manifesti, cartelli pubblicitari, “vendesi” oppure “affittasi”, sottolinea il componente della commissione all’Urbanistica Maurizio Mirenda. Ben vengano i regolamenti sul decoro, le proposte di recupero e gli interventi antivandalismo, ma senza un progetto di valorizzazione ci ritroveremo per le mani solo buone intenzioni e lavori spot che non fermeranno vandali e degrado».

ARTICOLO DI DAMIANO SCALA DEL 8 FEBBRAIO 2016, LA SICILIA

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