Treni, i writer imbrattano 100 treni all’anno

PERUGIA

LA QUESTIONE

Dagli occhioni di Barbapapà al faccione di Totti e poi acronimi e messaggi di ogni genere. Sono graffiti, nell’accezione più nobile, o semplicemente imbratti visto che spuntano dove proprio non dovrebbero essere. Ad esempio sulla carrozzeria dei treni; ripulirli costa un sacco di soldi.

Il gruppo Ferrovie dello Stato ha fatto i conti. Lo scorso anno i 55 convogli che viaggiano in Umbria e nelle Marche sono stati timbrati dei vandali a ritmo serrato: 234 episodi nel corso del 2015. Circa 90 i casi che hanno interessato direttamente l’Umbria. «Questi numeri fanno riferimento agli episodi più significativi -spiegano da Ferrovie – quelli che obbligano ad un intervento di pulizia». Per ciascuno di questi episodi è stata sporta denuncia. Un’altra cifra fa una certa impressione: i convogli umbri nell’arco di un anno sono stati coperti da circa 1500 metri quadrati di graffiti.

I COSTI

Per i convogli di Umbria e Marche, lo scorso anno sono stati spesi 350mila euro, di cui 120mila solo per quelli del Cuore verde. La ripulitura costa 6 euro al metro quadrato. Proprio per difendere i treni dalle pitture colorate, le carrozze vengono lavate e poi coperte con una pellicola, totale: 17 euro per ogni metro quadrato di superficie sporcata.

Ma i costi aumentano in modo particolare per le carrozze che devono rimanere ferme a causa delle opere di manutenzione. A conti fatti, circa 500 euro al giorno.

COME SI MUOVONO

La tecnica dei writer prevede una serie di raid notturni. Ancora un po’ di statistica: le stazioni più bersagliate sono le più grandi, quelle di Perugia e Terni, nelle quali i treni restano fermi per più tempo. I graffitari si muovono prevalentemente durante la notte. Per questo sono stati organizzati dei servizi di sorveglianza ad hoc: addetti di Ferrovie dello Stato insieme agli agenti della polizia ferroviaria. Alcuni convogli sono stati dotati anche di sistemi di telesorveglianza, che però non bastano come deterrente.

I DISAGI

L’opera dei writer, però, non è soltanto una questione di costi, ma anche di disagi. Ritardi innanzitutto. Le carrozze imbrattate, infatti, devono essere staccate e ripulite. A volte sono presi di mira i convogli adoperati dai pendolari: il risultato è che chi prende il treno poi si ritrova a viaggiare “decisamente più stretto”.

ARTICOLO DI FEDERICO FABRIZI DEL 12 FEBBRAIO 2016, IL MESSAGGERO

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