BOLOGNA
Il molteplice universo artistico di Cuoghi Corsello e di Dado irrompe oggi a Modena, al Palazzo dei Musei presso la Biblioteca di Storia dell’Arte Poletti, con una mostra alimentata, come suggerisce il titolo, dalla metafora naturalistica di un immenso albero cinese, l’«Ailanto (ailanthus altissima)». «Una pianta ritenuta infestiva, che abita i luoghi abbandonati – quelli attraversati dai writer – , che arretra se ne subentrano altre, ma che se cresce libera può raggiungere i 30 metri di altezza indicando così nuove strade, nuove vie», spiega il giovane curatore della mostra, Fulvio Chimento. «L’ailanto è per me simbolo di una diversità artistica, alternativo all’arte “ufficiale”», che va ad occupare ambienti più disparati. Come il writing. Come da sempre hanno fatto Cuoghi Corsello, con le loro vite d’artista all’interno delle fabbriche(Il giardino dei Bucintori , Cime tempestose e Fiat , dai primi anni 90 al 2005). In quel contesto cresce anche Dado, di 10 anni più giovane, fra i più noti writer di Bologna. «Ailanto» racconta questo perpetuo dialogo fra artisti, la costruzione di nuovi linguaggi, i diversi contesti attraversati: un viaggio fra quelle contaminazioni (quasi) sempre dispari rispetto all’arte più ufficiale e classica. Non a caso fra le superfici da loro utilizzate ci sono anche i muri, le pareti, la città. Non aspettatevi piccole o grandi opere alle pareti, ma tanti materiali -quaderni, libri, foto, collage, disegni, fogli, bozzetti, studi preparatori, lettere e oggetti – posizionati nelle teche (per Cuoghi Corsello) e sui tavoli di studio della biblioteca (per Dado) raccolti e realizzati negli anni della «vita in fabbrica», dove condividevano tempo, esperienze, spazio, idee, materiali e lavoro con chi quei posti li attraversava. Praticamente la genesi di una produzione che si vedrà dopo sui muri o nei luoghi dismessi. Troverete quindi la famosa Pea Brain e poi Suf e tante altre invenzioni e composizioni bizzarre del collettivo bolognese, «ma senza ordine cronologico». Quasi una retrospettiva, con tanti inediti sbucati da un magico baule. Opere che come l’Ailanto si sono espanse nel tempo, e prima si sono insinuate come radici. Di tridimensionale, vedrete l’Appeso, dondolante dal soffitto e il catalogo della mostra che apparirà come Libro d’Artista (3 esemplari in tutto): una copia in esposizione e due in consultazione (fino all’11 giugno). Altra bizzarria ideata dagli autori.
ARTICOLO DI FERNANDO PELLERANO DEL 13 FEBBRAIO 2016, CORRIERE DI BOLOGNA
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