Sfregiata una pagina di storia

Il mausoleo funebre dedicato a Michele Bianchi oggetto di vandalismi

COSENZA

Colori sgargianti incorniciano i nomi dei caduti nella Seconda guerra mondiale Ha i colori sgargianti e chiassosi il vomito di vernice che incornicia e dissacra un luogo dell ‘ anima, prim ‘ ancora che della storia, di questa città capace di scegliere gli eroi (e non i suoi rappresentanti, putroppo) col bilancino e dimentica che i morti – specie quelli caduti in guerra giusta o sbagliata che sia: che non ci sono, a memoria d ‘ uomo, conflitti giusti – son tutti uguali a prescindere. Bisognerebbe chiamarlo largo della vergogna, allora, quello spazio tanto caro ai graffitari che la toponomastica dedica al 25 Luglio (del ‘ 43), data che i benpensanti fanno coincidere con la fine di un ‘ epoca malvagia. Sarebbe più dignitoso e meno qualunquista (politicamente corretto), allora, rimuoverlo, tirarlo giù, quell ‘ elenco di nomi appuntati su quattro stele bianche incastrate in un muro che non è mai pulito come dovrebbe essere. Quei nomi, che lo scorrere del tempo (e chissà cos ‘ altro) ha in parte cancellato, rappresentano per molti versi la storia che si vorrebbe seppellire e che in quanto storia (nel bene o nel male) torna a bussare alle coscienze che quei colori accesi e sgargianti vorrebbero ammorbare, cancellare via come il gesso sulle lavagne che, a scuola, manco si usan più. Sono morti di seconda o terza categoria quei giovani che hanno sacrificato la loro vita correndo dietro a un ‘ ideale oltre che alla Patria: valori vetusti e quindi degni d ‘ essere dileggiati a piacimento. Ammesso fossero stati tutti criminali i giovani citati in quelle quattro stele: la vernice dei graffitari rischia di banalizzare la banalità del male, per quanto il male sia presunto, in questo caso. Quei ghiriLa collina. Del mausoleo funebre gori di cattivo gusto sono l ‘ evidenza di un ‘ analfabetismo del rispetto verso il dolore di chi non ha visto più tornare a casa figli, mariti, fratelli, fidanzati e amici. Quella vernice colorata, e dalle sfumature politiche, deturpa un luogo ma anche uno stato d ‘ animo. Poi c ‘ è il fuoco. Straordinario strumento per purificare la storia e cambiare i connotati a un ‘ epoca. Le fiamme, di presumibile origine dolosa, che hanno danneggiato, a Belmonte, il mausoleo funebre del quadrumviro, nonché ministro dei Lavori pubblici, Michele Bianchi, hanno trasformato in cenere solo buona parte della grande pineta. Il travertino dell ‘ opera monumentale – si dice sia unica nel suo genere nel Sud Italia e forse anche altrove – non ha subìto oltraggio, benché mani accurate – anche se meno esperte di quelle che hanno colorato a festa piazza 25 Luglio nella città dei Bruzi – s ‘ erano già messe all ‘ opera a gennaio: quando scritte inneggianti all ‘ antifascismo erano comparse, qua e là, a impreziosire le pietre che la storia ha levigato alla perfezione. È uno strano destino quello che lega la collina di Bastia a Belmonte e piazza 25 Luglio nella città dei Bruzi. A difesa del mausoleo dell ‘ Alto Tirreno è intervenuto il segretario provinciale di Forza Nuova, Rosario Castiglia, che ha chiesto all ‘ amministrazione comunale l ‘ installazione di un sistema di sicurezza. In piazza 25 Luglio, invece, bisognerà affidarsi al buonsenso: ammesso che esista ancora e non sia stato seppellito sotto una coltre spessa e colorata di vernice. Memoria e graffiti. Le quattro stele dedicate ai caduti della Seconda guerra mondiale sono oltraggiate da sgargianti opere di street-art.

ARTICOLO DEL 19 FEBBRAIO 2016, GAZZETTA DEL SUD

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