Polizia locale, pene sempre più rieducative

BRESCIA

Dall’attività che si sviluppa attraverso la mediazione penale minorile fino alla messa alla prova e alle convenzioni con gli istituti di pena

Ricucire lo strappo andato a formarsi nella società, capire dove si è sbagliato per non cadere più nello stesso errore. L’aspetto rieducativo della pena, sancito normativamente dalla carta costituzionale, «è uno dei pilastri sui quali si regge l’intero operato della Polizia Locale», secondo quanto afferma l’assessore alla sicurezza Valter Muchetti. «Pur non venendo mai meno il carattere repressivo – precisa -, la costruzione di percorsi culturali ed educativi rappresenta una priorità per il corpo, vicino al territorio e ai suoi cittadini».

COSTRUZIONE che si articola in diversi ambiti e si rivolge a differenti fasce d’età, primi su tutti i ragazzi degli istituti bresciani. «Il numero di studenti raggiunti negli ultimi anni è cresciuto notevolmente», afferma il commissario Giusi Pedracini, attestandosi a 5.330 alunni frequentanti 260 classi nei soli primi due mesi del 2016, a fronte di un totale di 13.539 nel 2015. Non solo. Secondo Pedracini, «spesso i bambini sono in grado di orientare i comportamenti dei genitori», comportandosi «come veri e propri piccoli agenti di polizia locale», fa eco l’assessore.Per i minori che si sono resi colpevoli d’imbrattamento di luoghi pubblici, gli ormai famosi writer che costituiscono più del 50 per cento dei cinquanta imputati giunti a processo negli ultimi due anni per questo reato, il percorso si attua utilizzando la mediazione penale minorile.«Creare consapevolezza di ciò che si è fatto, attraverso il confronto con la parte lesa e cioè con il Comune, e dare un contributo alla società con lavori utili, quali pulire i cartelli stradali o prestare servizio nelle biblioteche -sottolinea Muchetti -, sono il presupposto per far sì che certi eventi non si verifichino più».La logica riparativa tesa ad abbassare la recidiva, direzione verso la quale deve muoversi il diritto penale secondo l’orientamento della giurisprudenza europea, è anche il cardine di tutte le attività che attengono ai reati commessi in violazione del Codice della strada, negli articoli 186 e 187 riguardanti la guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. È stata in questo senso recentemente rinnovata la convenzione tra l’amministrazione comunale, il Tribunale di Brescia e 17 associazioni del territorio per lo sviluppo dei Lavori di Pubblica Utilità, volti a commutare la sanzione pecuniaria o detentiva in attività a favore della comunità.Nel triennio 2012-2015 sono state 720 le persone che hanno scelto di operare presso una delle strutture firmatarie dell’accordo. «In affinità con questo strumento – rivela Luca Iubini, responsabile del settore sicurezza urbana del Comune – saremo tra i primi in Italia a percorrere la via della Messa alla prova rivolta a coloro che devono scontare una pena in carcere inferiore ai quattro anni». La Messa alla Prova, che entrerà a regime entro l’inizio di quest’estate, permetterà a chi si è macchiato di reati come il falso ideologico o contro il Codice della strada in caso di gravi conseguenze, di far estinguere il reato. Attraverso un progetto calibrato sulle capacità della persone e deciso dal giudice, della durata compresa tra i 6 mesi e l’anno, il reo «avrà la possibilità di riparare alla frattura da lui creata in seno alla società secondo la logica dell’alternatività della pena», come sottolinea Muchetti. Lavoro che è al centro anche di un altro progetto del Comune, realizzato in collaborazione con i due istituti penitenziari Canton Mombello e Verziano e con l’associazione «Carcere e Territorio». Grazie a questa partnership, nell’arco temporale che va da aprile 2014 a gennaio 2016, 20 detenuti hanno realizzato attività in favore della comunità, svolgendo opere di manutenzione e pulizia nelle aree cimiteriali o di verniciatura delle ringhiere delle scuole.

ARTICOLO DEL 4 FEBBRAIO 2016, BRESCIAOGGI

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