Macao: 4 anni da abusivi e intoccabili

MILANO

Bagni sfasciati, soffitti a pezzi e scale traballanti. Viaggio nel centro sociale che piace alla sinistra radical chic Palazzo Marino manda i clochard nelle biblioteche comunali. La protesta del personale e degli studenti

Viale Molise 68. Una palazzina liberty di rara bellezza, rovinata da decine di graffiti colorati. Qui un tempo venivano macellate le carni per la città, oggi ci “vivono” i giovani del collettivo artistico di Macao, meglio conosciuto come “nuovo centro per le Arti, la Cultura e la Ricerca”. La palazzina, abbandonata dall’amministrazione, è ormai occupata da quattro anni da questi giovani autonomi che usano gli spazi per le loro attività più o meno “artistiche”. Una storia lunga la loro. Prima di arrivare in viale Molise, i ragazzi occuparono la Torre Galfa di via Galvani, (…) segue a pagina 35 segue dalla prima (…) era il maggio 2012 e tutta la città gridò allo «scandalo». Pisapia in persona si scomodò per dire che erano una ricchezza per la città e che aveva girato strade e piazze alla ricerca di una sistemazione alternativa. La proprietà li sgomberò ma i ragazzi si trasferirono nel cuore di Milano, in Brera, all’interno di palazzo Citterio. Solo un ennesimo sgombero li portò a ritirarsi, il 16 giugno 2012, all’interno dell’ex Macello. Entrare oggi a Macao è semplicissimo. «Il portone», ci spiegano, «è sempre aperto se all’interno ci sono degli incontri». In settimana, in inverno, raramente ci si trova in viale Molise e per questo alla porta c’è una grossa catena con un lucchetto, facile da aprire per chi frequenta assiduamente gli spazi e conosce il luogo in cui è conservata la chiave di riserva. Il divertimento comincia il venerdì sera e dura tutto il weekend: gli eventi sono i più disparati, dalle gare di ballo ai dj set, passando per le lunghe nottate di film. Per non dire dei dibattiti politici, l’ultimo con i candidati alle primarie della sinistra (Majorino, Sala, Iannone) declinato dal vicesindaco Balzani perchè non è bello andare a parlare di programmi in un edificio occupato abusivamente. Il venerdì pomeriggio è uno dei giorni più tranquilli per Macao. Ci si prepara per il fine settimana. Questa sera l’appuntamento è dalle 21 con un focus sulle frontiere europee e migrazioni, e alle 23 inizia la vera festa con un dj set elettronico. «In estate, spesso, dormiamo qui. Basta un materassino gonfiabile per essere felici». A nessuno interessa il rischio che si corre ogni volta che si varca la soglia dell’ex macello. Sebbene i giovani artisti di Macao si prendano infatti il merito di aver rinnovato l’area, passeggiando oltre il grande salone, ci si trova davanti a muri scrostati, cavi elettrici scollegati che penzolano dai soffitti. All’interno degli spazi manca tutto. La luce e pure il riscaldamento. «Ci serviamo di generatori portatili», raccontano i ragazzi del centro sociale «li abbiamo acquistati con i proventi delle feste, dei concerti e dei mercatini». Non c’è neppure l’acqua e i bagni della struttura sono inagibili, un nastro giallo e nero avvolge un lavandino che sta in piedi per miracolo. Il problema, ovvio, sorge quando ci sono le attività e gli eventi. Ma i giovani si sono ingegnati e ricorrono a «bagni chimici portati da casa». Perfetti nei mesi estivi «e possono durare più mesi» (in che condizioni, non si sa). Insomma dove la struttura è carente ci pensano mamma e papà. Non a caso c’è chi parla di macao come «il centro sociale dei figli di papà», quelli suppoprati da una certa sinistra radical chic che non approva l’occupazione abusiva «ma, in fondo che fanno, solo un po’ di cultura». Il salone liberty in cui vengono ospitati gli eventi è completamente buio. C’è un enorme maxi schermo, chiediamo da dove provenga e la risposta è stiracchiata: «Lo abbiamo portato qui, ci serve quando facciamo le serate cinema o quando ci sono i concerti». Ci azzardiamo a salire al secondo piano. «La scala è pericolante», ci spiegano, «abbiamo fatto alcuni lavori l’estate scorsa ma siamo ancora in difficoltà». In effetti lo spettacolo è desolante: scale in pietra con tanto di cavi elettrici a penzoloni dal soffito. E, saliti in cima, un lungo corridoio con decine di porte che conduce fino ai due bagni della struttura. Piastrelle bianche che risalgono a quando la struttura era ancora in attività, un lavello bloccato da nastri gialli e neri e pericolante e tanti specchi «utili per quando scattiamo foto artistiche». In questo pomeriggio di venerdì Macao è deserta. Attimi di tranquillità e poi si animerà come tutti i fine settimana. Oggi un dj set, appunto, domani le prove di una band di percussionisti e lunedì lezioni di tango e la proiezione di un documentario. Poi uno stop, fino alla settimana successiva. Il pericolo di essere sgomberati, non sembra nemmeno sfiorare le menti del collettivo. «Perché dovrebbero?», domandano con stupore. «Noi qui, non facciamo nulla di male, anzi. Abbiamo risistemato un’area che era stata abbandonata al degrado, creiamo incontri di interesse pubblico e intrattenimento notturno senza disturbare i vicini. Uno sgombero, oggi, non avrebbe senso». E vallo a raccontare al resto del mondo che paga l’affitto ogni mese, e se non paga sono guai.

DEGRADO E SPORCIZIA

Muri e soffitti della palazzina liberty di via Molise dove da quattro anni fa attività il collettivo di artisti Macao. La struttura è pericolante, ma nessuno sembra preoccuparsi: ogni fine settimana ci sono concerti, feste, djset e incontri.

ARTICOLO DI MARIANNA BAROLI DEL 5 MARZO 2016, LIBERO

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