CORRIERE DELLA SERA, 13 MARZO 2016

BRUTTI VOTI AI PARCHETTI

PARCHETTI

MILANO

Promossi e bocciati In senso orario, dalla foto grande, il giardino di via Benedetto Marcello; l’area di largo Porto di Classe (viale Argonne, tra le poche senza graffiti ), di piazzale Aspromonte e di via Morgagni Mappate le aree gioco dei bimbi in Zona 3 «Giostre imbrattate, Bacone invivibile» 

Anche i parchetti per bambini ricevono le pagelle. A compilarle è il comitato di residenti Abruzzi Piccinni che, mappa e macchina fotografica alla mano, si è messo a dare i voti alle aree dedicate ai più piccoli dell’intera Zona 3. «È la prima volta che si realizza un focus così dettagliato – spiega la presidente, Fabiola Minoletti -. Vogliamo che i bambini giochino in spazi decorosi. Solo così possono imparare fin da piccoli il rispetto per i luoghi comuni».

Sono 37 le aree giudicate. In due «materie»: imbrattamento a opera di writer e pulizia. La prima prova risulta la più difficile. Esclusi i parchetti interni alle scuole, raggiungono la piena sufficienza (diciamo un bell’8) solo i giardini di piazza Giolitti e l’area di largo Porto di Classe (viale Argonne), cioè il 5 per cento scarso degli «esaminati». Tag e scritte scurrili ricoprono invece le giostre di tutti gli altri parchetti. Ultima in classifica l’area di piazzale Bacone, presa di mira dai writer Zoor e Ceko a tal punto da rendere quasi irriconoscibile il colore originale del «castello» con scivoli e arrampicate. Non supera il 4 neppure il giardino di via Benedetto Marcello, luogo notturno di prostituzione come l’area di piazzale Aspromonte. Altri punti (come via Morgagni) di notte si trasformano in ricoveri per senzatetto. «Interrogati» sul tema pulizia, i parchetti se la cavano meglio. L’unica a essere rimandata è l’area di via Boves, dove è facile trovare bottiglie vuote e deiezioni non solo canine, come anche in Benedetto Marcello. Chiusi per lavori, infine, quattro parchi: ma, implacabili, i writer hanno colpito anche qui.

SARA BETTONI

 

 

UN SEGNALE FORTE ALLA POLITICA

ROMA

Il parallelo è impressionante. Da una parte, un mondo politico romano sempre più diviso, iroso e autolesionista, comunque inadatto al ruolo, incapace di riprendere un autentico contatto con questa disastrata città e i suoi drammatici problemi (eppure mafia capitale avrebbe dovuto spingere i partiti a offrire il massimo della capacità e trasparenza in questo appuntamento elettorale, ma tant’è). Dall’altra l’allegra, motivata, compatta massa di volontari che hanno riempito quattro aree romane grazie all’iniziativa Wake Up Roma 2016. Tutto merito dell’ostinazione con cui, da anni, i gruppi di Retake Roma si auto-organizzano per ripulire parti della città, armati di guanti, spazzole, pennelli, scope. Molti sono giovani, ma l’adesione è anagraficamente trasversale. C’è da sfidare la retorica: è la parte migliore di Roma che, di fronte alle mille inadempienze di una mano pubblica spesso miope di suo e per di più strozzata da un’ottusa burocrazia, non si arrende al declino e si batte davvero a mani nude per non soccombere al peggio. È un segnale tangibile che dimostra quanto poco basterebbe (una classe politico-amministrativa degna di questo nome) per coordinare e supportare una voglia di cambiamento popolare ed entusiasta. Ieri abbiamo visto presidenti di Municipio e vertici dell’Ama (gli attuali, siamo chiari, non possono certo pagare gli errori dei predecessori) plaudire all’iniziativa. Ma chi ha seguito in questi anni il dialogo con i lettori della nostra cronaca di Roma sa in quante (tante!) occasioni passate, negli anni, i volontari di Retake Roma abbiano dovuto fare i conti con il disinteresse, il fastidio, la noncuranza di tanti referenti pubblici che avrebbero invece dovuto, da subito, capire il valore della proposta. Oggi il successo è pieno, ed è facile mettersi dalla parte dei «buoni».

Ma da ieri vale la pena di guardare avanti e lasciarsi le polemiche alle spalle. Conta il gran numero di adesioni, compresi i ragazzi arrivati da fuori Roma. È importante l’eloquente partnership di cinquanta aziende (anche l’imprenditoria vorrebbe una Roma più vivibile) incluse Ama e Atac. Soprattutto è confortante, per chi ama comunque questa città e spera in un suo riscatto, scoprire che un cambiamento è tanto atteso quanto possibile, soprattutto da quelle nuove generazioni che sono nate e cresciute in una Roma irriconoscibile da chi invece è nato nel Dopoguerra. Tra poco la parola dovrebbe passare ai futuri titolari del Campidoglio.

E immediatamente l’ottimismo, purtroppo, con tristezza si sbiadisce.

PAOLO CONTI

 

 

LA SVEGLIA DI VOLONTARI, CATEGORIE E ISTITUZIONI PER IL DECORO DELLA CITTà

ROMA

La scossa dei romani contro il degrado e l’abbandono ha visto ieri migliaia di volontari vicino ai rappresentanti di istituzioni, categorie e associazioni per l’evento «Wake up Roma» promosso da Retake e Luiss EnLabs. Nei quattro luoghi simbolo, piazza Vittorio, Porta Maggiore, Villa Paganini e piazza Anco Marzio a Ostia, i volontari hanno ripulito strade e marciapiedi, aiuole e muri con Ama e Pics. Tra di loro famiglie con bambini e i rappresentanti di Campidoglio, Ama, Atac e Municipio I. (a pagina 2)

Migliaia insieme «svegliano» Roma 

retakers

(pagina 2)

Volontari, istituzioni e categorie nelle strade contro l’abbandono e l’incuria Senso civico «Wake up Roma» per pulire la città contro il degrado

Il contagio non è solo delle malattie, ma anche delle virtù. Nella città macchiata dalla corruzione e dalle inchieste di Mafia Capitale, la scossa della grande mobilitazione collettiva «Wake up Roma» per pulire la città contro il degrado e l’abbandono ha visto ieri il coinvolgimento di migliaia di volontari in quattro luoghi simbolo: piazza Vittorio, Porta Maggiore, Villa Paganini e piazza Anco Marzio a Ostia.

L’evento promosso da Retake e Luiss EnLabs (la fabbrica delle start up con sede a Roma) è stato lanciato cinque mesi fa, durante i quali sono stati raccolti fondi e partnership, collaborazioni con le realtà imprenditoriali romane e testimonial che hanno prestato il volto. «Scuotiti, svegliati, rialzati Roma» dice Carlo Verdone nel video divulgativo inserito sul sito dell’evento. Per diffondere il senso civico, l’educazione all’ambiente e al rispetto degli altri hanno prestato il volto Enrico Vanzina, Alessandro Florenzi, Massimo Angelini, Terence Hill e gli Zero Assoluto. Non solo. «Tra i 51 partner che ci hanno sostenuto ci sono realtà sociali come Fai, Unesco, la Maratona di Roma» dichiara Alessandra Lepri consulente per l’evento. Il contagio tra i cittadini volontari che con pettorine raschietti e pennelli alla mano tolgono adesivi e manifesti abusivi, rifiuti abbandonati ed erbacce infestanti, si sta espandendo sempre più: oltre alle istituzioni come Ama, Campidoglio e Municipio I coinvolti già da anni, scendono in campo le categorie come Confcommercio e Federalberghi, tutti presenti in piazza Vittorio ieri con i loro rappresentanti. «Non basta far leva solo sul volontariato, dobbiamo scuotere le coscienze dei cittadini» dicono più o meno tutti.

Intanto i volontari di Retake Roma partiti in tre nel 2009, sono diventati trentamila. «Abbiamo un’associazione reticolare» dice Paola Carra la co-fondatrice con Rebecca Spitzmiller. «Non ci sono alcuni che fanno tutti, ma tanti che fanno la loro parte» aggiunge Simone Vellucci presidente dell’associazione. E dopo la crescita nei quartieri dove settanta gruppi lanciano dai social ogni finesettimana gli appuntamenti su strade, piazze e giardini da ripulire, ora c’è un nuovo evento che si ripeterà ogni anno. «Il suolo pubblico ci appartiene e la manutenzione va fatta insieme ai cittadini» dice Paola Carra che ricorda come da subito c’è stata la collaborazione con Ama. «Queste pulizie sono un appuntamento importante per educare alla raccolta differenziata e allo smaltimento dei rifiuti» dichiara Daniele Fortini presidente di Ama. «La città ha patito molto e con il prossimo sindaco abbiamo bisogno di spingere sul riciclo e non sulle discariche».

MANUELA PELATI

 

«Stop degrado a Bagnoletto» E la cabina Acea si tinge di giallo

OSTIA

«Il quartiere è mio e me lo gestisco io… visto che le istituzioni non lo fanno». È un po’ la didascalia delle due operazioni di auto-retake promosse ieri da volenterosi cittadini del X Municipio.

A Bagnoletto, rione a pochi chilometri da Ostia, il locale comitato di quartiere ha affondato letteralmente mani e rastrelli nell’area sottostante il cavalcavia Nuttal, zona a ridosso della via del Mare ridotta da anni ormai in una discarica horror. Armati di pennelli e scope, i volontari hanno prima rimosso tutti i rifiuti pesanti abbandonati dagli incivili sotto il viadotto: interi elettrodomestici, sacchi e calcinacci, spesso rottami utili per essere trasformati in baraccopoli dai clochard di turno. Poi hanno voluto dare un nuovo look alla cabina Acea, situata proprio all’entrata di Bagnoletto: senza manutenzione da decenni era ricoperta da manifesti e sporcizia. Da simbolo del degrado a casupola colorata in poche ore e tanta fatica. Rimossi anche cartelli stradali pericolanti, ripulito il parcheggio.

Pulizia fai-da-te per il comitato di Bagnoletto, mentre poco distante i colleghi di Ostia Antica-Saline volevano dar vita a una missione impossibile su una delle emergenze quotidiane più sentite: «Tappa la buca». Crescono infatti di giorno in giorno le voragini e i dissesti sulle strade della storica località che ospita gli scavi archeologici visitati da turisti di tutto il mondo: i cittadini allora si erano organizzati, con tanto di sacchetti ripieni di asfalto, per ricoprire le buche su via Gente Salinatoria e dintorni.

Improvviso, però, lo stop. Dal comando della polizia locale di Ostia è arrivato il divieto a intervenire, per evitare rischi ai volontari impegnati sulle strade. Il comitato cittadino allora ha cambiato strategia: bombolette spray alla mano, gli “street-writers” hanno percorso le vie di Ostia Antica ed evidenziato con colori fosforescenti ogni buca per segnalarne la presenza agli automobilisti e prevenire i continui incidenti in zona.

Due iniziative, che hanno portato con sé un chiaro sos. Un input affinché le istituzioni si adoperino in tempi brevi per la messa in sicurezza e il decoro dei quartieri del X Municipio. E adempiano al lavoro eseguito ieri dai cittadini-supplenti.

V. CONT.

L’ARTISTA CHE CANCELLA I SUOI MURALES

BLU

 

BOLOGNA

Bologna, la scelta dello street artist Blu contro la mostra che usa le sue opere «Così combatto chi vuole speculare»

« A Bologna non c’è più Blu». Con un gioco di parole sul suo blog, uno dei più noti esponenti della street art in Europa, Blu, ha firmato ieri un clamoroso gesto di protesta: cancellare, con una mano di vernice grigia, gli affreschi che anni fa aveva «regalato» alla città. È la sua risposta alla mostra «Street Art. Banksy & Co.» promossa da Genus Bononiae e da Fondazione Carisbo, che aprirà venerdì e si è appropriata di 4 sue opere, staccate dai muri su cui le aveva dipinte. E bollata dal collettivo di scrittori Wu Ming (al cui sito Blu rimanda) come «l’ennesima privatizzazione di un pezzo di città» e «la trasformazione della vita e della creatività di tutti a vantaggio di pochi».

Accuse respinte da Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononiae, ex rettore dell’università di Bologna: «Si fa confusione fra la mostra, che ha l’obiettivo di aprire e suscitare un dibattito sulla street art, e i distacchi di murales fatti da una associazione no profit costituita ad hoc. Solo i disinformati e le persone in malafede possono pensare che ci sia uno scopo economico». Il sindaco Virginio Merola cerca un equilibrio stretto: «Le scelte che riguardano l’arte non possono essere divise a priori tra giuste e sbagliate: Blu ha risposto da artista – dice su Facebook -. La preoccupazione è che Bologna domani si svegli più povera, con meno arte e spazi di libertà».

Sono molti i paradossi della polemica bolognese. Il mese scorso la writer AliCè (artista di fama europea) era stata condannata a pagare 800 euro per «imbrattamento» per un graffito. Intanto l’organizzazione «no profit» aveva staccato alcune opere dai muri di ex edifici industriali destinati alla demolizione – dopo aver ottenuto l’autorizzazione dai proprietari, ma non dagli artisti – per «salvarle» e poi destinarle alla mostra. Il Comune aveva spostato una rotonda per preservare uno degli affreschi di Blu ora cancellati. Ieri infine c’è stata una nuova denuncia per «imbrattamento»: a 3 attivisti del centro sociale Crash che aiutavano Blu a coprire graffiti. Da ieri la vicenda però non è più soltanto cittadina: la provocazione di Blu l’ha aperta al mondo perché costringe tutti a chiedersi a chi appartiene l’arte.

CLAUDIA BECCARANI, ELENA TEBANO

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One Response to CORRIERE DELLA SERA, 13 MARZO 2016

  1. Carla Ghinelli Rispondi

    15 marzo 2016 at 06:49

    Roba da non crederci, ieri son passata dal parchetto di Piazza Bacone ed era pieno di ragazzini, che arrivavano da una scuola vicina, per un progetto che mi hanno detto si chiama Milano Fuori Classe, con gli insegnanti e i volontari in tuta bianca e pettorine di Retake Milano stavano ridipingendo tutto, ma con un’attenzione e una voglia di bello e pulito che mi ha commosso. Avevano facce bellissime di una miriade di etnie diverse, lineamenti, colore della pelle e capelli diversissimi, ma la cosa che mi ha colpito e che avevano la stessa luce di gioia negli occhi. Grazie. Grazie davvero

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