IL MESSAGGERO, 13 MARZO 2016

Quelle opere messe all’asta che fanno infuriare Banksy

RU

ARTE

COMMERCIALIZZATO SUO MALGRADO E QUOTATO MILIONI DI DOLLARI HA MESSO A NUDO I PARADOSSI DEL MERCATO

Se c’è un simbolo di uno street artist commercializzato suo malgrado, questo è Banksy. Da quando le quotazioni di sue opere – per lo più strappate con la forza ai muri ai quali quali erano destinate – hanno raggiunto venti milioni di dollari, la “febbre” da graffiti ha contagiato galleristi e collezionisti in tutto il mondo. Lui, il Robin Hood della strada (o meglio il Robin Gunningham, se questo è veramente il suo nome, come vorrebbe uno studio recente) continua a imprecare contro i “furti” che vengono perpetrati ai suoi danni. Per prendersi gioco di un mercato che palesemente contesta, Banksy-Robin è arrivato a ingaggiare un commerciante ambulante, durante il suo ultimo blitz a New York. Gli ha dato tante stampe di suoi lavori, senza specificare di chi fossero, e le ha messe in vendita per poche decine di dollari. A fine giornata, solo tre persone avevano “abboccato”. Ora si ritrovano con opere del valore di almeno duecentomila dollari. Ne avranno spesi una sessantina.

PEST CONTROL Insomma, cos’è il mercato dell’arte? Su cosa si basano le sue quotazioni? Per verificare l’autenticità delle sue opere, Banksy ha istituito il Pest Control Office (“pest” vuol dire sia peste che animali nocivi), unico organismo autorizzato a vendere pezzi originali. Spesso, le vendite vengono annunciate all’ultimo momento (come se fossero a loro volta delle performance artistiche), e ogni stampa viene venduta a un prezzo ragionevole. Ma la vendita di opere strappate alla strada lo fa veramente infuriare. Tutte le gallerie che trattano le sue opere sono prive di autorizzazione, ma continuano a vendere a cifre esorbitanti. A chi compra basta che lo stencil messo all’incanto sia apparso in foto nel suo sito ufficiale. Se poi è stato estorto con la forza, poco importa. Così come i proprietari dei palazzi presi di mira dal suo spray sono ben contenti di staccare l’opera e di venderla al miglior offerente. Eppure sarà proprio vero, come ha scritto il Village Voice, che «il successo commerciale è il peggior marchio di fallimento per uno street artist»? Sì, se la commercializzazione dell’arte è proprio ciò che si vuole colpire, mostrandone il lato più fatuo e vulnerabile. «La gente – sostiene lo stesso Banksy – dice che i graffiti sono una cosa brutta, irresponsabile e infantile ». «Ma questo – aggiunge – è vero soltanto se sono fatti nella maniera corretta».

RICCARDO DE PALO

 

 

Tremila in strada per ripulire la città

AHAHAH

ROMA

Dalle 9 di ieri i volontari sono entrati in azione con ramazze, detergenti e raschietti affiancati anche da personale dell’Ama Grande adesione all’iniziativa “WakeUpRoma” organizzata da Luiss Enlabs e da Retake Roma in quattro zone della città

Appello sui social, iscrizione on line e registrazione sul posto. Poi, divisi in squadre, ognuna con un coordinatore, tutti al lavoro, senza perdere un minuto, armati di scope, detergenti, raschietti e pennelli, a seconda dell’incarico. È stato un vero e proprio esercito, sorridente ma rigorosamente organizzato, quello degli oltre tremila volontari “retaker” provenienti da diversi quartieri che, ieri, hanno letteralmente invaso piazza Vittorio Emanuele II, piazza di Porta Maggiore, Villa Paganini e, a Ostia, piazza Anco Marzio, nel più grande evento capitolino di pulizia volontaria organizzato finora: WakeUpRoma, firmato dalla startup Luiss Enlabs e Retake Roma, con il sostegno di cinquanta sponsor. A partire dalle 9, cittadini di tutte le età, accompagnati anche da bambini, si sono presentati ai desk di accoglienza nelle varie aree, per prendere “servizio” e iniziare la battaglia contro degrado e incuria. Una sfida non da poco, date le condizioni delle zone scelte. Largo, dunque, ai raschietti, che hanno staccato gomme americane, adesivi e manifesti abusivi, e ai pulitori, che hanno lavato scritte e graffiti dai muri dei palazzi. Poi, addetti alla pulizia dei giardini e “pittori” che hanno tinteggiato edicole, pali, ringhiere degli accessi alla metro. Lavori impegnativi e lunghi, che hanno visto i più volenterosi attardarsi oltre le 13, orario stabilito per il “fischio finale”, pur di portare a termine il loro compito.

TRA MUSICA E SPORT Non sono mancati volti noti, da Enrico Vanzina a Cesare Bocci. D’altronde, a far correre il tam-tam per l’evento – ieri l’hashtag #wakeuproma è salito tra i trending topic – sono stati video di Carlo Verdone, Terence Hill e Zero Assoluto. Edoardo Vianello si è esibito con l’orchestra a Villa Paganini. L’organizzazione, infatti, ha affiancato alla pulizia appuntamenti culturali e sportivi, dalle lezioni di yoga a Porta Maggiore al bookcrossing a Ostia. Presenti alla manifestazione anche 35 tra tecnici e operai Ama con decespugliatori, idropulitrici, spazzatrici e mezzi a vasca. L’area più affollata è stata piazza Vittorio, in cui si sono riunite circa mille persone. «Lavoro qui vicino, questa piazza l’ho adottata – dice Laura Petri, impiegata, al quarto intervento come volontaria pulitrice – Non a caso ho portato mio figlio. Queste occasioni sono importanti per insegnare ai giovani il rispetto per la città». Al suo quarto “retaking” pure il suo collega Gabriele Discepoli: «Nel tempo l’atteggiamento della gente nei nostri confronti è cambiato molto. Prima ci guardavano con diffidenza, stavolta ci hanno ringraziato e offerto il caffè». Muniti di pettorina i presidenti di Federalberghi, Giuseppe Roscioli, di Ama, Daniele Fortini, e di Confcommercio, Rosario Cerra, oltre ad assessori, ex-assessori e presidenti di Municipio.

I FUORI ORARIO «Partecipo per dare il mio contributo alla bellezza della città -racconta Matteo Merolla, studente di Scienze politiche e cameriere, venuto appositamente da Conca d’Oro per prendere parte all’evento – Credo che dare il buon esempio possa essere utile per tutti. È il mio modo di fare del bene». Gabriella Giacoppo, invece, è venuta da Piramide con la giovanissima figlia e una sua amichetta: «La notte prima abbiamo organizzato un pigiama party e, appena sveglie, siamo venute qui. È un buon sistema per insegnare rispetto ed educazione». Un sistema che funziona, a giudicare dal sorriso delle piccole, impegnate nel nuovo gioco di pitturare una ringhiera. La tipologia di interventi si ripete pressoché identica in tutte le zone a raccontare le medesime incurie e maleducazioni. A fine mattinata, le piazze sono ripulite, appaiono realmente “diverse”, e i volontari guardano al domani, cercando nuove occasioni per tradurre in pratica il loro slogan: «Rendere contagioso il senso civico».

E a piazza Vittorio presidio permanente

È il tempo il primo nemico dei retaker, perché fa dimenticare le “buone pratiche” apprese dalla gente che li ha visti al lavoro. Così, per contrastare il rischio, i volontari hanno avviato presidi ad hoc per vigilare sulla pulizia delle zone. Da due giorni, quattro “sorveglianti” presidiano piazza Vittorio: due sotto i portici, due nei giardini. E se la loro presenza non bastasse a prevenire eventuali vandalismi, scatterà l’intervento dei pulitori. «I turni di sorveglianza serviranno a far passare alla gente la voglia di gettare carte in terra o attaccare manifesti abusivi – dice Gabriele Discepoli, retaker – e se non bastassero, i sorveglianti avvertiranno l’associazione, consentendoci così di intervenire subito, mantenendo la piazza sempre pulita”. Il “pronto intervento” pulizia dovrebbe consentire di ridurre, se non eliminare, il degrado in zona, contribuendo a fare educazione.

VALERIA ARNALDI

 

 

 

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