Vandali liberi di imbrattare il centro storico

BENEVENTO

Muri, edifici monumentali e abitazioni private orribilmente deturpati I controlli È evidente che non bastano e l’assenza di telecamere rende tutti impuniti 

Benevento città dei murales, delle scritte e paradiso della «street-art on the road». Ebbene sì, ma purtroppo anche di scritte vandaliche che non risparmiano edifici storici e monumenti. Non esistono strade, vicoli, monumenti ed arterie viarie cittadine che non siano firmate (nel migliore dei casi) da autentici graffitari o (nel peggiore dei casi) da vandali. Infatti, in barba al senso civico ed al rispetto delle Legge (in questo caso l’art.639 del Codice Penale) in tanti (cittadini, turisti, studenti?) si sono evidentemente sentiti autorizzati (poiché non esistono controlli o un adeguato sistema di video-sorveglianza) a deturpare le antiche mura della città ed anche le facciate dei palazzi più o meno storici del capoluogo sannita. «Opere d’arte estemporanea» che, tra dediche romantiche, parole poco garbate, «geroglifici moderni», improbabili pupazzi e disegni di ogni tipo di ispirazione e colore, sono in «bella» mostra dal quartiere Pacevecchia al Rione Libertà, dalla zona Ferrovia fino a Capodimonte e via Avellino. In pratica non c’è alcuna zona-franca, immune dalla graffiti writing. Ma il vero pezzo-forte di questa collezione di pregiate esibizioni si trova nell’antico centro storico della città che non è solo patrimonio Unesco ma anche patrimonio di chiunque abbia penna/pennarello/vernice a disposizione e desideri lasciare un segno al pari di sanniti, romani, longobardi che di arte – quella vera – se ne intendevano e, per fortuna, ce ne hanno tramandata in abbondanza. Per la verità, nel lontano 2008, il Comune insieme al noto critico d’arte, Vittorio Sgarbi provarono a sancire definitivamente questa vocazione tutta beneventana, a creare interventi pittorici sul tessuto urbano della città, con una «wall-of-fame» di celebri writers che, armati di bombolette spray multicolor, impreziosirono via Vittime di Nassiryia con «Muralia»: la rassegna di arte «democratica» che oggi, dopo 8 anni e centinaia di migliaia di euro spesi, resta solo uno scolorito muro del pianto. Invece, col tempo, non si sono per niente scolorite le scritte che infestano i portici del Teatro Vittorio Emanuele che è uno dei principali e più prestigiosi monumenti della città. E sempre Corso Garibaldi vanta anche altre opere di «graffiti design» (come il Teatro San Nicola e l’Hortus Conclusus) che, però, si sublimano in un’altra storica location della capitale del Sannio: piazza Arechi II. Ed, infatti, il colpo d’occhio che offre la prospettiva imbrattata di Piazzetta Vari non ha per niente eguali rispetto alle altre parti della città con tanti variegati murales che cingono i muri del Teatro De Simone, del Conservatorio «Nicola Sala di Benevento», dell’Università degli Studi del Sannio ed anche di tutti gli edifici (compreso pub e ristoranti) presenti nella zona. Insomma, con buona pace dell’art.635 (che, nei casi più estremi, prevede multe fino a 10.000 euro e reclusione da 3 mesi a 2 anni), il capoluogo sannita resta terra di imbrattatori ed artisti (purtroppo) impuniti e recidivi. La speranza comunque è che, in campagna elettorale, qualche candidato-sindaco si preoccupi di inserire, nel proprio programma di mandato, una più attenta ed incisiva tutela del decoro urbano per far sì che magari, anche attraverso un radicale provvedimento di tinteggiatura, Benevento torni ad essere una città più bella, civile e pulita.

ERICA DI SANTO, IL MATTINO DEL 4 APRILE 2016

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