Tombe Latine la partita antidegrado di rugby e Retake Roma

ROMA

Gli attivisti ripuliranno l’area esterna del parco tra erba alta e i rifiuti che riempiono il parcheggio

UNA zona di Roma sta per tornare al suo splendore grazie al lavoro di due squadre, più altre due. La zona è quella delle Tombe Latine nella zona dell’Arco di Travertino, dove l’interno del parco è in buone condizioni ma l’esterno è un disastro. Il parcheggio è una discarica impressionante, le erbacce sono cresciute oltre il limite del sopportabile e gli arredi urbani sono inservibili, tra panchine smontate e ancora degrado. Così le due squadre, quella dei volontari di Retake Roma e gli atleti dell’Asd Arnold Rugby, oggi, dalle 8.30 alle 15.30, si uniranno per rimettere a posto l’area: togliere i rifiuti in modo corretto, tagliare l’erba alta, rimettere a posto e riportare al loro uso originario le panchine. Le altre due squadre che daranno una mano sono l’Ama ed i Pics, il nucleo Decoro urbano di Roma Capitale.

Retake Roma è un’organizzazione no-profit che trova nel suo nome la ragione di vita e la sua mission, “riprendere Roma”. E ha circa 70 gruppi territoriali attivi nella Capitale.

L’Arnold Rugby ha la sua casa proprio nella zona del Parco delle Tombe Latine con il Park in via Demetriade. L’appuntamento è in via dell’Arco di Travertino al numero 151.

I ragazzi e le ragazze dai 6 ai 13 anni che vogliono giocare a rugby possono poi trasferirsi a Villa Pamphili, dove dalle 15 alle 17.30, «anche col maltempo», dicono gli organizzatori, l’Unione Rugby Capitolina e l’Arvalia Villa Pamphili hanno organizzato la tappa romana di “Rugby nei parchi”: semplicemente si gioca a rugby, seguiti ed indirizzati dagli istruttori delle due società romane, specializzate nella gestione di bambini e ragazzi del minirugby e non solo.

Ad aggiungere fascino a questa iniziativa, la presenza di uno storico giocatore della Nazionale italiana, Mauro Bergamasco, che trascorrerà l’intero pomeriggio con i giovani rugbisti. Si entra da Via di San Pancrazio.

ARTICOLO DI EDUARDO LUBRANO DEL 16 APRILE 2016, LA REPUBBLICA