Ravo che ha messo il Caravaggio sotto un ponte

VARESE

Figlio e nipote di artisti, Andrea Mattoni è l ‘autore del murales che, grazie al web, ha fatto il giro del mondo

Da un paio di settimane splende un Caravaggio sotto un ponte di Varese. È un Caravaggio moderno, dipinto con le bombolette spray, magnetico, saturo di colori proprio come l ‘ originale. Riproduce «La cattura di Cristo» ed è talmente bello e straniante, dipinto lì, su uno dei pilastri della rotonda di viale Belforte, poco distante dal centro commerciale, che la sua foto ha già fatto il giro del mondo. Lo provano le 250mila condivisioni in dieci giorni contate da Andrea Ravo Mattoni – il suo trentacinquenne autore – sommando numeri di social e siti locali, nazionali e internazionali. Numeri importanti, che rendono onore a un artista dal talento speciale, ma anche all ‘ architetto Ileana Moretti e al suo Urban Canvas, il progetto di riqualificazione cittadina nel cui ambito è nato questo murales e, prima, tanti altri firmati da street artist come Seacreative e Nevercrew. Mattoni, che dal 2010 collabora con la galleria d ‘ arte Silbernagl, osserva contento e un po ‘ sorpreso tanto scompiglio – anche la Tv Svizzera gli ha dedicato un attento servizio – e ricorda il suo passato di writer (Ravo era la sua firma, il nome d ‘ azione) e la sua delicata eredità. Il padre Carlo era un artista concettuale, il nonno Giovanni Italo un pittore, l ‘ illustratore delle note figurine Liebig e Lavazza, lo zio Alberto, noto come Matal, anche lui illustratore, è stato il creatore del personaggio Lillibeth. Andrea, il tuo Caravaggio ha attirato l ‘ attenzione anche della stampa internazionale. Gli altri lavori di Urban Canvas non hanno sortito lo stesso clamore. Te lo aspettavi? «No, non me lo aspettavo, ma il merito va principalmente a Caravaggio… Credo che lavori come quelli di Seacreative, 108 o Nevercrew, street artist molto più conosciuti di me all ‘ estero, abbiano avuto lo stesso risalto, se non di più, ma semplicemente sono stati poco considerati dalla stampa nazionale. Posso assicurare che hanno avuto molto risalto anche Oltreoceano dove la street art è parecchio seguita, solo che qui non ce ne accorgiamo». Credi c ‘ entri anche il fatto di essere una cosa tanto bella in un luogo così squallido? «Sì, il connubio bellezza-squallore era anche uno dei miei obiettivi, creare un contrasto cosi forte da sconcertare lo spettatore e omaggiare Caravaggio, che per i suoi dipinti utilizzava gente comune come modelli. Volevo ribaltare il concetto di nobiltà per restituire alla strada e alle persone un ‘ opera commissionata, all ‘ epoca, da una famiglia potentissima di Roma. È come se avessi ” r u b ato ” il dipinto per ridonarlo a tutti». Come hai lavorato? «Ho fatto dei bozzetti preparatori, ma il lavoro principale è stato selezionare le tinte di bomboletta più adatte per poter essere il più fedele possibile all ‘ originale». È la prima volta che ti confronti con un simile maestro? «No, ho riprodotto spesso, reinterpretando. È la prima volta però cosi in grande». Il tuo murales è personalizzato. «Sì, con una piccola scritta in bordeaux scuro su fondo nero, vicino al drappeggio rosso. Dice: We will all be forgotten, verremo tutti dimenticati. Serve a ricordare che quest ‘ opera è stata dimenticata, perduta e riscoperta, ma ha anche un valore liberatorio. In una società egocentrica, improntata sull ‘ individualismo come la nostra, esorta a rilassarsi, a smetterla di sentirsi sempre in dovere di dimostrare qualcosa». Ti definisci street artist o artista? «Io mi definisco un creativo, anche se mi definiscono street artist, writer, artista, pittore e anche, ultimamente, tatuatore». Qual è il ruolo dell ‘ arte di strada? «Il ruolo che l ‘ arte pubblica ha avuto nel corso di tutta la storia dell ‘ arte ha una valenza importantissima, c ‘ è un rapporto diretto con il pubblico, senza filtri o muri da oltrepassare, ha una potenza e un potenziale enorme. Per lavorare io osservo molto e traggo da ognuno qualcosa, anche da chi non c ‘ entra nulla con l ‘ arte». A proposito, che cosa pensi della scelta di Blu di cancellare tutte le sue opere dai muri di Bologna? «La decisione di Blu è di estrema coerenza perché lui è stato sempre contrario alla mercificazione dei suoi lavori che contengono messaggi rivolti contro capitalismo, inquinamento e soprusi di ogni genere. È uno street artist libero e tale vuole rimanere. I suoi dipinti sono stati staccati dai muri e posti in un museo, in una mostra a pagamento, contro la sua volontà, dunque ha la mia completa.

ARTICOLO di Cristiana Castelli DEL 1 MAGGIO 2016, LA PREALPINA – LOMBARDIA OGGI

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