I Dazi diventano le porte d’artista Muri e facciate affidati ai writers

TORINO

CHI ENTRA in città da nord, se le troverà davanti e, forse, passandovi a fianco in auto sarà aiutato dal loro colore a rompere l’uggia della routine quotidiana: due “porte d’artista”, anzi da street artist arricchiranno presto il panorama torinese. Gli antichi caselli daziari di piazza Rebaudengo, quello che fino al 1930 è stato l’ingresso in città dalla Barriera di Milano, e di piazza Stampalia – la Barriera di Lanzo – diventeranno una “tela” per l’espressione della creatività di strada che sarà consegnata nelle mani di uno o più artisti under 40.

Chissà se al bando internazionale, che la città si appresta a rendere pubblico per mettere in palio le facciate dei due edifici in stile “liberty municipale” e trasformarle con l’assenso della Soprintendenza in opere d’arte di strada, non rispondano anche artisti di fama degni di un Banksy, di un Blu o di un Ericailcane? Certo, questi sono i primi spazi pubblici messi a disposizione dal Comune, assieme a un budget di 28mila euro per la realizzazione dell’intervento di street art, dopo che il sindaco Piero Fassino ha più volte annunciato, nelle settimane scorse, la crociata contro il graffitismo selvaggio che deturpa il decoro della città, avviando anche un intervento di pulizia a tappeto degli edifici pubblici torinesi e assicurando, però, di «non voler confondere il vandalismo con la street art, una forma artistica propria di tutte le metropoli, alla quale saranno dati spazi pubblici adeguati perché gli artisti possano esprimersi, e destinati progetti di promozione adeguati».

“Porte ad Arte”, in questo senso, è solo il primo passo: il progetto che investirà i due caselli daziari di Torino nord, entrambi risalenti al 1912, è stato licenziato nel corso dell’ultima riunione della giunta comunale, su proposta dell’assessore alla Cultura, Maurizio Braccialarghe. Una commissione di esperti nominati dagli enti coinvolti – oltre al Comune, la Soprintendenza, che finanzia l’intervento con 18mila euro, la Consulta per i beni artistici di Torino, che mette 10mila euro, e Intesa Sanpaolo, che partecipa con 5mila euro – valuterà le candidature dei giovani artisti under 40 che si presenteranno al bando, scegliendo le proposte migliori. Braccio operativo del progetto, la Fondazione Contrada, la stessa che ha gestito l’intervento sulle facciate cieche di Barriera di Milano ad opera dell’artista Millo, un piano che è stato possibile realizzare grazie ai finanziamenti di Urban. Scegliere, per cominciare, le due palazzine della seconda cinta daziaria torinese, chiariscono gli ideatori del progetto, significa ricollegarsi «simbolicamente all’idea delle “porte” di accesso alla città», immaginando di restituirle alle «loro funzioni originarie». Un ritorno alla città delle barriere, da attraversare: questa volta, però, in senso artistico, riscoprendo pezzi di storia delle periferie torinesi.

I caselli furono realizzati nel 1912, con la sostituzione della cinta daziaria precedente che risaliva al 1853, e restarono attivi fino al 1930. Ospitavano gli uffici e i corpi di guardia degli ufficiali daziari, a cui era affidato il compito della riscossione del balzello comunale. Insieme a quello di piazza Rebaudengo, all’interno del quale ha sede lo spazio gioco bambini e genitori “Arcobirbaleno”, in città sono ancora visibili i caselli di piazza Stampalia, piazza Bengasi (l’antica Barriera di Nizza) e di via Pianezza.

ARTICOLO DI GABRIELE GUCCIONE DEL 5 MAGGIO, LA REPUBBLICA

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