Case e musei la street art piace ai privati

Fino a pochi anni fa i murales erano fatti di nascosto e illegalmente. Ora la street art piace e gli artisti lavorano su commissione. Anche se la maggior parte dei progetti arrivano dall’amministrazione pubblica, sono sempre di più i privati che decidono di investire.

«Fino a cinque anni fa non ce n’erano», spiega Marco Mantovani, in arte Keyone, che con l’associazione Stradedarts ha organizzato le jam che dal 2011 a oggi hanno portato centinaia di artisti a dipingere cinque chilometri di muro attorno all’area dell’ippodromo di San Siro.

Dai musei alle associazioni, passando per piscine, ospedali e basiliche: le richieste arrivano da tutte le parti. E non mancano i condomini privati. «Nell’ultimo mese ho già ricevuto tre o quattro telefonate», spiega Daniele Decia, fondatore della galleria Question Mark, che ha curato diversi interventi. In primavera si sono occupati di quelli su due facciate di ex fabbriche diventate condomini. In entrambi i casi sono stati scelti nomi di fama internazionale come Elian e 1010. Su questi progetti ha lavorato la curatrice freelance Alice Cosmai, che ritiene che la richiesta dei privati sia «raddoppiata se non triplicata nell’ultimo anno». Nello stesso periodo Hangar Bicocca ha investito in un piano triennale dedicato alla street art, per dare spazio ad artisti che lavorano in contesti urbani. Ad aprire il progetto sono stati gli Osgemeos, che hanno dipinto sui muri esterni del Cubo un ragazzo arrampicato su un vagone del metrò, un intervento di mille metri quadri. L’investimento su un’opera così grossa, secondo Cosmai, «è un forte segno di riconoscimento verso questa forma d’arte».

Nel 2014 la galleria Campari di Sesto aveva promosso un progetto di riqualificazione territoriale che ha coinvolto 11 street artist. Tra questi anche gli Orticanoodles, che alla fine del 2015 hanno dipinto la ciminiera del museo Branca. Secondo Wally degli Orticanoodles, il cambiamento di rotta è avvenuto circa cinque anni fa, quando il Comune ha deciso di affidare agli street artist opere di riqualificazione di sottopassi e posti devastati da tag. Perché «dal “riqualificare” si è poi passati a dare un’identità attraverso l’arte a luoghi che prima non l’avevano». Il prezzo di realizzazione dipende dalla grandezza del muro, dal valore di mercato dell’artista, dai materiali e dai costi di cantiere. Si può passare dai 15 ai 30mila euro per la facciata di un palazzo di cinque piani.

Di solito, in base al budget del committente e al tipo di struttura, il curatore propone una rosa di artisti. Si presenta ai condomini una sorta di book di bozzetti, così che possano scegliere lo street artist con lo stile a loro più congeniale. Perché, ricorda Alessandro Gatti, in arte Gattonero, «il committente sceglie l’artista, non l’opera che verrà realizzata». Così è avvenuto quando insieme ad altri nove, nel 2014, ha dipinto il muro che circonda la basilica di San Lorenzo, tra corso di Porta Ticinese e via Pio IV. L’allora parroco, stanco di vedere lo stato di degrado in cui versava la parete, ha chiesto agli artisti di realizzare un murale per impreziosirlo. «Voleva che il tema fosse la storia della città, per il resto ci ha lasciato carta bianca». Nello stesso periodo, con una donazione della fondazione Cariplo, l’ospedale Gaetano Pini ha chiamato Pao, Ivan e gli Orticanoodles per riqualificare un angolo del quartiere, coinvolgendo anche la diocesi, proprietaria delle pareti su piazza Cardinal Ferrari, per proseguire l’opera. Così i muri coperti di tag si sono trasformati in un altro chilometro quadrato di arte urbana.

Articolo di CLAUDIA ZANELLA pubblicato su La Reppublica il 19 giugno 2016

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2 Responses to Case e musei la street art piace ai privati

  1. Gianni Rinaldi Rispondi

    20 giugno 2016 at 06:03

    Complimenti al nuovo SINDACO di Milano Beppe Sala.

    Visto che durante le votazioni in corso ha utilizzato sul suo profilo facebook la faccia di Jannacci, ripresa proprio da quella piazza… forse allargherà il raggio della visione e avrà il coraggio di cambiare lo stile di totale e colpevole abbandono estetico di Milano.
    Magari ieri andando a votare ha anche notato, si spera, che la scuola Parini è imbattata su via Goito (manco si legge la targa che indica la strada) e su via San Marco da molto molto tempo.
    Milano sporcacciona, anche se chi comunica, sa bene come “cantarsi e suonarsi elogi sperticati”, non incanta la gente con un minimo di sale in zucca.
    Se i volontari improvvisamente smettessero di ripulire il centro, con pazienza e passione e soldi propri, Milano varrebbe meno di un soldo.

  2. Gianni Rinaldi Rispondi

    20 giugno 2016 at 06:04

    Spiacente, ma molto molto molto spiacente.
    Piazza Cardinal Ferrari è diventata schifosa.
    Ci sono si i gran faccioni sul muro che circonda la piazza sul lato destro, mentre a sinistra c’è la bella pensata di Ivan di trasformare, con vera violenza visiva, quel gioiellino che è la Chiesa di San Calimero, nell’apparente sede di una tifoseria calcistisca..grosse righe rosse e nere e scritte fanno pensare solo a questo.
    Doveva salvare la piazza questo “sacrificio” alla street art fatta dai soliti noti, un sacrificio imposto d’imperio e non concordato con gli abitanti di quella piazza. Parecchio seccati allora.
    Bene passateci ora e vedrete lo scempio di tutto ciò che non è stato pittato a pagamento dai geni della bomboletta.
    Prima c’era chi cittadino generoso/abitante là provvedeva a ripulire gratuitamente gli imbrattamenti dei mega cretini taggari compulsivi di tutto.
    Ora dopo la maleducazione istituzionale subita si sono rotti le scatole e là nessuno pulisce più nulla.
    Bel risultato. Passare ora di là mette solo una gran tristezza.
    Complimentoni a tutti i geni dell’arte di strada e ai giornalisiti e politici geniali nell dell’arte delle bufale…
    Vi mando anche qualche foto così capite di cosa parlo
    Gianni

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