«La mia opera distrutta in soli 3 giorni»

L’artista pao

Francesca Bonazzoli

Tempo tre giorni e le sagome di Pao con i personaggi della storia di Milano sono state distrutte. In piazza dei Mercanti rimangono i piedi. Il writer: «Troppa rabbia».

«L’avevo messo in conto. Così come quando dipingo per strada so che l’opera può venire cancellata. In questo caso era anche prevedibile perché delle sagome realizzate con un materiale leggero sono un obiettivo facile per i vandali. Però, certo, mi dispiace. Soprattutto perché sono rimaste in piedi pochissimo tempo». Paolo Bordino, in arte Pao, street artist noto ai milanesi per aver trasformato con le bombolette spray i «panettoni» spartitraffico di cemento in pinguini colorati, aveva fatto appena in tempo a inaugurare, venerdì scorso, l’esposizione delle sue otto sagome di poliuretano espanso a grandezza naturale. Tempo due notti e domenica mattina restavano solo otto paia di piedi. Collocate intorno a piazza dei Mercanti, rappresentavano personaggi della storia di Milano: il mercante fallito, Sant’Eligio, Matteo I Visconti, Belloveso. Sul retro un codice QR permetteva di accedere col cellulare a un video animato di Pao che raccontava un luogo simbolo associato al personaggio: il palazzo dei Giureconsulti, le scuole del Broletto, la loggia degli Osii e così via. C’è chi ha pensato a una «faida» fra writer, alla vendetta di chi non ha apprezzato la collaborazione di Pao con le istituzioni. «Tutto può essere, ma mi sembra improbabile che qualcuno si prenda la briga di andare per due notti a ripetere un gesto senza nemmeno rivendicarlo. No, per me si tratta solo di gente che bighellona nella piazza. In giro c’è molta rabbia fra i perdenti della globalizzazione che vedono scappare il futuro da sotto i piedi. Ma questo è un fenomeno che riguarda tutta la società, non specifico dei writer o degli street artist. Del resto – continua – sarebbe una forzatura chiamare quel lavoro un intervento di street art. Era un progetto di narrazione storica legato alla città». Pao aveva accettato proprio perché gli era piaciuta l’idea di far conoscere la storia. «Solo così si riesce a capire dove stiamo andando. Sicuramente c’è chi preferirebbe uno scontro continuo con le istituzioni. Ma invece negli ultimi quindici anni con il Comune si è aperto un dialogo che ha portato a collaborazioni. Nel mondo degli artisti di strada le istituzioni non sono più sentite a priori come nemici. Prima la street art veniva percepita come negativa, ora è vista come un’occasione per riqualificare luoghi degradati. In questo senso, però, Roma è più avanti di Milano. Grazie alla mediazione di alcune gallerie ed associazioni culturali con il Comune sono state dipinte grandi facciate e riqualificati i quartieri. A Milano, invece, gli interventi sono ancora a spot, senza la visione generale di un progetto». Così succede che mentre Paola Bocci, presidente della commissione Cultura di Palazzo Marino, stigmatizza l’atto vandalico come «stupido»; dall’altro i commenti su internet lo festeggiano come una vendetta del «chi la fa l’aspetti». Viene da pensare a una giovane generazione illividita contro chi ha avuto successo ed è passata dalla strada alle gallerie. «Non penso sia così. E infatti, di tutti i pinguini che ho dipinto solo uno è stato imbrattato con una firma sulla faccia. Non drammatizzerei».

Articolo del 22 Novembre 2016, Corriere della Sera

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